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Madri strappate: il terzo congresso organizzato da Femminicidio in Vita nella sala consiliare del Comune di Palermo

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Roma, 5 lug. – Madri strappate: il terzo congresso organizzato da Femminicidio in Vita nella sala consiliare del Comune di Palermo. Si è svolto a Palermo, venerdì 1 luglio, nella “Sala delle Lapidi” il terzo congresso sulle Madri Strappate organizzato dal Comitato Femminicidio in Vita che ha avuto come tema principale le perizie in ambito giudiziario: “Boiling Frog Syndrome durante le consulenze tecniche di ufficio”.

Madri strappate: il terzo congresso organizzato da Femminicidio in Vita nella sala consiliare del Comune di Palermo

“Il principio della rana bollita è un principio metaforico molto efficace usato dal filosofo, statunitense Noam Chomsky che porta a riflettere sulle minacce negative che possono sorgere gradualmente durante le CTU e di come troppo spesso le madri separate, specie se sole, arrivano a questi “incontri”, totalmente impreparate con il rischio di trovarsi isolate, depotenziate, lese nella dignità fino a episodi con risvolti “letali”: l’allontanamento dei figli. Di recente abbiamo assistito impotenti all’ennesimo figlio di Casalmaiocco strappato alla madre e deportato in una casa famiglia. Così Imma Cusmai nell’introduzione del terzo congresso sulle Madri Strappate che durante l’evento ha ricevuto una targa di riconoscimento da parte dello sportello regionale Zeromolestie SINALP, presenti il segretario generale dott. Andrea Monteleone, l’avv. Stefania Virga e la coordinatrice regionale Natascia Pisana.

Al congresso hanno partecipato Anthea Di Benedetto, presidente dell’associazione Aurea Caratite di Palermo, Viviana Cannona, pedagogista – Struttura Rifugio ad indirizzo segreto Cassiopea, Elisa Torresin, attivista per i diritti umani, Umberto Baccolo, giornalista freelance e regista, la Senatrice Cinzia Leone. A moderare Luana Valle, attivista romana.

Anthea di Benedetto: “il fallimento delle politiche di prevenzione è anche imputabile a chi conduce operazioni peritali senza valutazione approfondita del rischio? Stereotipi e pregiudizi che si insinuano nelle operazioni peritali ove si approfondisce l’aspetto delle capacità genitoriali, contribuiscono a produrre forme di giustificazione dell’autore quasi dissociandolo dall’agito violento, ponendo invece l’accento sui connotati materni risultanti come negativi (madre malevola, iperprotettiva, alienante). Voglio riportare testimonianza diretta di una vittima: “durante le operazioni peritali, ricordo l’incalzante prepotenza dell’ex coniuge, ove ad oltranza mi parlava sopra, facendomi capire sin da subito che io non esistevo come persona, come donna, come madre. Sembrava un monologo, dove l’irruenza delle sue parole prendeva il sopravvento. Mi chiedo, ad oggi, come l’eliminazione dell’altro già da un confronto che non poteva realizzarsi, fosse una prerogativa dell’ex, sfuggita alle competenze del CTU, che legittimava al contrario l’esclusione della mia figura. Oggi sono una madre a “tempo pre-determinato” da un ente affidatario che decide in quante ore posso o non posso dare un abbraccio, una carezza, un consiglio alla mia bambina, perchè ogni gesto ed ogni parola vengono pesati e relazionati minuziosamente al tribunale. Tutto questo per aver denunciato violenza domestica e violenza assistita. Definita incapace di contenere le reazioni violente inaspettate dell’ex. Mia figlia vive in stato preoccupante di disagio psicologico, vive con lui e domani spero di non esser oggetto di cronaca”.

“Insieme alla mia squadra mi occupo di accogliere, di proteggere, di ricostruire il progetto di vita di ogni singola donna”

Viviana Cannona, pedagogista: “Insieme alla mia squadra mi occupo di accogliere, di proteggere, di ricostruire il progetto di vita di ogni singola donna. La nostra Mission è quella di condurre le donne verso la fuoriuscita dai contesti di violenza e di costruire con loro nuove idee e progetti di vita. Il lavoro svolto all’interno della struttura rifugio Cassiopea rappresenta il punto di partenza di una nuova vita per le donne vittime e per i loro bambini. I progetti falliti invece, caratterizzati dal ritorno della donna con l’uomo maltrattante ci fanno pensare a quanto ancora sul fenomeno ci sia tanto da lavorare…”

Elisa Torresin: “La realtà la sappiamo, le denunce sono poche. Spesso vengono archiviate, con molta superficialità, la cronaca registra un macabro elenco di vittime che avrebbero potuto essere salvate ma le loro denunce sono state archiviate. Il fatto che una denuncia venga archiviata non significa che sia falsa. Spesso i reati vengono derubricati, ossia viene presentata una querela per maltrattamenti in famiglia e il giudice decide per il rinvio a giudizio per atti persecutori. Spesso é a questo che si aggrappano i cosiddetti “esperti” quando parlano delle false denunce. Ecco, io ho provato a condividere con voi queste riflessioni. É importante provare a smontare pezzo per pezzo la narrazione ufficiale per capire le reali dinamiche. Credo sia fondamentale il lavoro di analisi che sta portando avanti Imma sulle CTU. Credo sia fondamentale che l’opinione pubblica cominci a sapere quello che rischiano le madri che denunciano la violenza domestica, le accuse che possono ricevere, il clima di diffidenza e il pregiudizio che devono affrontare. La realtà sostanziale é che nessuna donna sana di mente sporgerebbe una falsa denuncia contro l’ex marito per farsi macellare nel tritacarne giudiziario.La realtà sostanziale é che dove non arriva la violenza domestica arriva la violenza istituzionale”.

Umberto Baccolo, giornalista: “quando ho iniziato a livello giornalistico e documentaristico ad addentrarmi in questo mondo e queste storie, tre anni fa, non volevo credere fosse davvero così, volevo illudermi che fosse un problema di casi singoli gravi e sicuramente troppo frequenti ma che non fosse qualcosa di sistematico. Ho dovuto arrendermi con sgomento alla realtà: lo è, è un sistema diffuso che opprime le donne e rovina i figli dando legittimità ai capricci dei violenti. E il nodo di tutto ciò sta nella legge 54, e nel mondo delle CTU e dei concetti della PAS e di un errata visione della bigenitorialità da preservare anche quando è folle farlo. Quindi, come attivista, come giornalista, come regista e come tutto ciò che posso essere, io non smetterò di combattere al fianco di mamme e bambini finché questa sciagurata legge non sarà cambiata e non si capirà che con i violenti non deve esistere né mediazione né bigenitorialità, perché se sei un compagno violento non puoi essere anche, però, un buon genitore”.
Imma Cusmai, Presidente Comitato Femminicidio in Vita: “È da più di quarant’anni che la ricerca sociale si occupa di violenza contro le donne però mai ci eravamo spinte così tanto oltre … fino a metterci la faccia. Personalmente lo faccio da circa dieci anni con non poche difficoltà perchè esporsi significa attirare anche sentimenti negativi tra i padri separati violenti, provocare sentimenti contrastanti tra donne, innervosire avvocati che a loro volta vorrebbero essere sempre più performanti. dichiara Imma Cusmai di Femminicidio in Vita. Vogliamo l’abolizione della legge 54/2006 sull’affido condiviso e l’uscita dei consulenti tecnici di parte dai tribunali si perpetuano falsità e inesattezze fra cui la percezione che sia un fenomeno “poco diffuso” – aggiunge Cusmai – mentre al contrario è molto ampio, trasversale, sommerso e proprio per questo sottostimato. Essendone stata vittima so bene di cosa parlo”.
Termina il congresso la Senatrice Cinzia Leone, Vice Presidente della Commissione d’inchiesta sul Femminicidio: “Questo è un punto di non ritorno. Il mio contributo voglio darlo in termini di prevenzione, ovvero prevenire con una corretta informazione, su di un fenomeno tanto noto ma seriamente poco conosciuto, per questo ritengo necessari questi momenti di confronto che a questo terzo congresso sulle madri strappate viene posta l’attenzione alla “VIOLENZA ISTITUZIONALE” le donne che denunciano ed i loro figli vanno tutelati non solo dal legislatore anche dai Giudici, PM. Voglio altresì ribadire che un partner maltrattante non può essere un padre rispettoso. Grazie alle associazioni. Stiamo facendo un ottimo lavoro di squadra ed è importante lavorare insieme.”.

Un congresso complesso questo di Palermo, irto di ostacoli, ma anche il più completo perché adesso abbiamo finalmente capito la “direzione” che vogliamo prendere. Ne parleremo a settembre in un diverso scenario regionale, sempre istituzionale

Umberto Baccolo

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