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La Curia Iulia, nel Foro Romano, torna a risplendere dopo il restauro

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Roma, 13 apr – Lo annuncia la pagina facebook ufficiale del Turismo a Roma: “Dopo un importante restauro la Curia Iulia, nel Foro Romano, torna a risplendere” si legge nel post.

La Curia Iulia, nel Foro Romano, torna a risplendere dopo il restauro

“La Curia era, in epoca romana, il luogo dove si riunivano i “Curiati”, cittadini selezionati in base al censo, che componevano il Senato. Voluta dal re Tullo Ostilio fu restaurata più volte, deve il suo nome alla riedificazione ad opera di Cesare”. Poi qualche informazione pratica: “📌 La Curia Iulia è visitabile il sabato, la domenica e il lunedì dalle ore 9.30 alle ore 18.15”.

La storia ‘in pillole’

L’edificio della Curia Iulia deve il suo nome alle assemblee dei “curiati”, cioè dei cittadini riuniti in base alle curie, che si svolgevano nel Comizio; qui si affacciava la prima curia di Roma, la Curia Hostilia, edificata secondo la leggenda da Tullo Ostilio, terzo re di Roma. Dopo essere stata danneggiata da un incendio nel 52 a.C. venne restaurata, ma poco dopo Giulio Cesare iniziò i lavori di realizzazione del Foro di Cesare, che interessarono tutta quest’area del Foro: sia i Rostra che la Curia vennero ricostruiti in posizione più scenografica, con impianto più monumentale.

L’edificio che prese il nome di Curia Iulia, e che è quello tutt’oggi visibile, fu terminato e inaugurato da Ottaviano il 28 agosto del 29 a.C. Restaurata sotto Domiziano nel 94, venne rifatta di nuovo da Diocleziano in seguito all’incendio del 283 durante il regno dell’imperatore Carino. Nella Curia si trovava anche l’altare della Vittoria.

Al tempo del re Teodorico, nella Curia si tenevano ancora le adunanze del Senato, sopravvissuto alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, ma ridotto allora a un’ombra: l’edificio in quel tempo non si chiamava più col suo nome classico di Curia, bensì con quello di Atrium Libertatis. Il nome Atrium Libertatis fu preso da un vicino edificio, probabilmente distrutto o adibito ad altri usi già prima del VI secolo, e indipendente, dove anticamente si svolgeva la liberazione degli schiavi. Caduto il regno gotico di Teodorico la Curia rimase abbandonata.

Nel 630, durante il pontificato di papa Onorio I, l’edificio venne trasformato in chiesa, assumendo il nome di Sant’Adriano al Foro. La chiesa venne decorata con affreschi bizantini, ancora in parte visibili, e dotata di campanile; fu poi restaurata in stile barocco da Martino Longhi il Giovane nel 1653. Grazie a queste vicissitudini la Curia non venne abbattuta ed oggi è uno degli edifici tardo-antichi meglio conservati in tutta Roma.

Dopo un lungo dibattito che dagli storici passò – ad inizio Novecento – fin dentro le aule parlamentari, la Curia tra il 1930 e il 1936 venne interessata dalla campagna di scavi del Foro e in quell’occasione si decise di riportare l’importante edificio al suo aspetto profano: la chiesa venne sconsacrata, privandola di tutte le aggiunte successive all’epoca dioclezianea.

Ilaria Paoletti

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