Roma, 4 apr. – Detenuto usa permesso premio per evadere. “I compaesani lo proteggono”. Massimo Riella, 47enne, è fuggito, lo scorso 12 marzo, al controllo della polizia penitenziaria durante un permesso per far visita alla tomba della madre. I fatti sono accaduti a Brienzio, in provincia di Como.
Detenuto usa permesso premio per evadere: “I compaesani lo proteggono”
L’uomo, approfittando del permesso premio concesso dal magistrato di sorveglianza, avrebbe approfittato per evadere dal carcere in cui era detenuto dallo scorso dicembre. A seguito di una sua protesta, a Rielli era stato appunto concesso un permesso premio. Era scortato da 5 agenti della polizia penitenziaria quando, sceso dalla camionetta, seppur ammanettato avrebbe aggredito gli agenti e si sarebbe dato alla fuga. E’ latitante da quasi un mese ormai, ma da quanto ipotizzato dal padre, sarebbero proprio i compaesani a proteggerlo. Sempre in base alle sue ipotesi, il figlio sarebbe scappato per provare la sua innocenza.
La motivazione della reclusione
Massimo Riella, imprenditore edile, sarebbe stato arrestato lo scorso dicembre per aver aggredito e rapinato una coppia di anziani. L’aggressione sarebbe avvenuta per mezzo di un coltello, a seguito delle analisi effettuate su di esso, la scientifica avrebbe trovato del Dna che sembrerebbe appartenere al 47enne. Secondo quanto si apprende dal Corriere della Sera, il padre di Rielli avrebbe forti dubbi sulla colpevolezza del figlio: “Il mio Massimo è mezzo matto, m’ha fatto disperare… Però non è tipo da picchiare gli anziani”. Inoltre l’uomo avrebbe ipotizzato chi sarebbe il vero colpevole della rapina, un amico del figlio, trafficante di droga, che proprio la sera del reato avrebbe dormito a casa loro, potendo così entrare in possesso dell’arma utilizzata per compiere l’aggressione.
Ida Cesaretti