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Italia fuori dai Mondiali, Cochi (FdI): “Serve riforma settore calcio, Italia riparta dai vivai”

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Roma, 30 mar – Dopo le polemiche che hanno seguito la bruciante eliminazione degli Azzurri di Mancini dal campionato mondiale di calcio, RomaLife intervista Alessandro Cochi, delegato Sport dell’ Esecutivo romano di Fratelli d’Italia nonché membro della Giunta nazionale Asi, Associazione Sportive e Sociali Italiane, ente di promozione riconosciuto dal Coni.

Cosa pensa della mancata qualificazione dell’Italia a i Mondiali? Cosa ha influito del calcio italiano sulla prestazione della Nazionale?

“Sicuramente ci si aspetta una riforma del settore calcio, ripartendo dai vivai che sono stati trascurati. Una volta c’erano gli osservatori di campo, anche sulle serie minori, ormai invece si usa mandare i video WhatsApp eccetera: manca po’ quella figura dell’osservatore “vecchia maniera”, frequente fino agli anni ’80 e ’90. Purtroppo il cosiddetto calcio industria, quello asservito ai diritti televisivi e ai sempre più esigenti procuratori, lo ha tolto quasi del tutto. Serve una riforma della Federazione. È vero che Mancini ha vinto l’Europeo, soprattutto sulla sua persona c’è anche discreta fiducia da parte di chi parla, però non mi è piaciuta la mancanza di scuse. Pur se ci sono problemi reali e ben più seri come guerre, pandemie, crisi economiche e psicologiche che ruotano intorno alle paure spesso fomentate da alcuni media, una seconda mancata qualificazione al mondiale è un dramma sportivo. Anche da parte del presidente Gravina, non è mai stata contemplata la parola  “dimissioni” che poi potevano essere accettate o meno. Secondo me il presidente federale e il ct hanno tirato a non farsi discutere dal sistema e si tira avanti sperando che la lezione possa bastare, pur se la frittata e’ fatta. E’ anche vero che lo stesso presidente spesso se la prende pure con la Lega e i club che mandano malvolentieri i giocatori in Nazionale. Ma se uno guarda la storia dei numeri 10, con  tutto il bene per Joao Pedro,  si capisce che sicuramente negli anni è mancato un tasso tecnico di livello, che fa sì che anche la vittoria di un Europeo, che non tornava in Italia dal 1968, non può non far vedere la brutta figura di oggi, soprattutto perché siamo stati eliminati dalla Macedonia del Nord … Ovviamente ha un ruolo anche la rinnovata Lega Calcio del Presidente Casini, che viene dal mondo della politica. Ma sono cose che si vedono pure a Roma, con i settori giovanili di Lazio e Roma, oltre che quelli della LND, Lega Nazionale Dilettanti. Serve un bagno di umiltà, serve un ricambio generazionale, bisogna investire: è ovvio che lo sport parte pure dai campi di calcio in periferia, da palestre scolastiche degne di questo nome. Non abbiamo i campus americani, magari non li vogliamo neppure, ma qui mancano proprio le palestre scolastiche.  Il PNRR e altre situazioni spero prevedano investimenti concreti sullo sport di base, soprattutto in periferia. La periferia spesso dava campioni, i ragazzi lasciavano i muretti, le bische, soprattutto degli anni ’70 … oggi diciamo paghiamo pure che i ragazzi fanno meno pratica sportiva, sono figli dei computer. Fermo restando che alle Olimpiadi e quindi su altre discipline peraltro nobili siamo andati bene”.

In seguito al cambio di rotta di Rai Sport col cambio del team che seguirà i Mondiali purtroppo senza Italia ci sono state varie varie polemiche sui social anche  sull’esclusione su Paola Ferrari, che sembra una virata sul politicamente corretto. Lei cosa ne pensa?

“Il politicamente corretto spesso non esalta la qualità. Se la politica Rai è questa che mi rappresenta, anche perché si paga il canone, non sarebbe un un bel servizio pubblico. Se la bella presenza è competente di calcio ben venga. Non bisogna imporre le quote rosa, il politicamente corretto: qui si impone un po’ purtroppo tutto, e l’imporre poi non dà tanti risultati né sportivi sui campi né magari di qualità in televisione. Basta vedere lo share e anche la perdita economica, l’indotto che mancherà post eliminazione dai mondiali …d’inverno nello strano Qatar. Il ricambio generazionale, se dovuto all’anagrafe ben venga, ma solo se seguito dalla qualità”.

Ilaria Paoletti

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