Roma, 21 mar. – Roma, minacce al titolare del locale russo: “Costretto a cambiare insegna”. A seguito di boicottaggi da parte della clientela italiana e a minacce telefoniche, il titolare è stato costretto a modificare l’insegna del locale perché il nome era russo.
Roma, minacce al titolare del locale russo: “Costretto a cambiare insegna”
Il conflitto tra Russia ed Ucraina si sta riflettendo su tanti aspetti. Sia quello economico con le sanzioni imposte alla Russia sia con i boicottaggi al livello locale di piccole e grandi aziende. In alcuni casi sta nascendo anche un risentimento nei confronti del singolo. Ed è proprio quello che è accaduto al titolare di un ristorante multietnico romano che è stato costretto a cambiare insegna perché troppo “russofona”. Il locale è aperto da oltre 10 anni, rappresenta l’incontro di diverse culture, quella della Georgia, dell’Armenia, dell’Azerbaigian, dell’Ucraina e della Russia. E questa diversità non si rispecchia solo nei piatti serviti ma anche nello staff. Pochi giorni dall’inizio del conflitto, già molti italiani hanno iniziato a boicottare il ristorante. Ma c’è chi non si è fermato a questo, il gestore ha iniziato a ricevere anche minacce telefoniche.
Minacce anche contro la famiglia del titolare
Dopo i primi boicottaggi, sono iniziate ad arrivare anche telefonate di minaccia nei confronti del ristoratore e della famiglia. Il timore di qualche grave ritorsione, ha portato il titolare a dover cambiare l’insegna del locale e a dover togliere le bandierine, simbolo caratteristico del ristorante stesso, apposte all’esterno dell’entrata. In un intervista rilasciata all’ Adnkronos, il gestore, che proprio per motivi di sicurezza ha deciso di rimanere nell’anonimato, ha detto: “Ho iniziato a ricevere telefonate di minaccia e molti clienti italiani hanno cominciato a boicottare il ristorante. Mi sono reso conto che il clima stava diventando insostenibile. Gestisco questo ristorante con mia moglie da 13 anni, e ho visto il mio lavoro e la mia fatica vanificarsi in un attimo”. Un locale in cui l’integrazione si riflette in ogni cosa, ma che ha commesso “l’errore” di usare un nome russo come emblema.
Elisabetta Valeri