Roma, 12 mar – Palamara, nel processo a Perugia emerge un altro elemento della sua innocenza Come altro elemento a prova dell’estraneità dei fatti dell’ex membro del Csm, vi è l’esclusione dell’intercettazione della conversazione con l’ex Pm Stefano Rocco Fava.
Palamara, nel processo a Perugia emerge un altro elemento della sua innocenza
A conclusione dell’udienza che si è tenuta ieri presso il Tribunale di Perugia, Benedetto Buratti, uno dei difensori dell’ex consigliere del Csm, ha dichiarato che: “La mancata ammissione da parte del Tribunale di Perugia dell’intercettazione di una conversazione tra Fava e Palamara del 16 maggio 2019 nei confronti del dott. Palamara limitandone l’utilizzazione solo ed esclusivamente a favore degli imputati costituisce un ulteriore importante tassello per dimostrare la totale estraneità ed innocenza di Palamara nel presente processo”. Buratti ha inoltre dichiarato, che un ulteriore prova a difesa dell’ex membro del Csm è data anche dalla testimonianza rilasciata in suddetta udienza dal dott. Ielo e, che nelle prossime udienze, si valuterà se richiedere un’immediata declaratoria di innocenza, come previsto nell’art. 129 c.p.p.. Questo è quanto si apprende dall’ Ansa.
Il caso Palamara
Il caso scoppierebbe a maggio del 2019 per l’attività svolta dall’ex membro del Csm dal 2013 al febbraio 2018. Palamara è stato accusato di corruzione per i suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, e per rivelazione di segreto d’ufficio che riguarderebbe proprio l’intercettazione esclusa dal Tribunale. Palamara si è sempre dichiarato estraneo ai fatti e la mancata ammissione della conversazione costituisce un forte elemento della sua innocenza.
Elisabetta Valeri