Roma, 9 mar – “Mio figlio in Ucraina sotto le bombe”: la storia di un padre romano e del bimbo conteso. Il piccolo è in Ucraina, paese d’origine della madre, mentre il padre è a Roma: adesso il genitore è ovviamente impossibilitato a raggiungerlo e a riportarlo in Italia. Non sa neanche dove sia per certo e non riceve alcun aggiornamento dalla donna. Adesso, col timore delle bombe e dell’esercito russo in terra ucraina, l’uomo chiede pubblicamente un intervento ufficiale, anche diplomatico.
“Mio figlio in Ucraina sotto le bombe”: la storia di un padre romano e del bimbo conteso
Questa è la storia di Giovanni, ingegnere romano, che inizia nel 2016: l’ex compagna, una cittadina ucraina di 48 anni, torna in patria con il loro figlio. Il figlio all’epoca ha 4 anni. Il padre denuncia l’accaduto e si apre un procedimento per sottrazione di minore ai danni della donna. Così ha inizio una battaglia legale che nell’ottobre del 2021 culmina con una sentenza in cui la Cassazione conferisce a Giovanni l’affidamento esclusivo del piccolo e fa decadere la potestà genitoriale della madre. Ma in effetti il bambino è rimasto in Ucraina, e i contatti e i rapporti con la madre si fanno sempre più difficili.
“La priorità è che torni a casa sano e salvo”
Come racconta RomaToday, Giovanni vola in Ucraina in molteplici occasioni, cerca di vedere il figlio e di convincere l’ex a farlo tornare in Italia, senza successo. Il 23 febbraio l’ingegnere romano era nella cittadina della regione di Odessa in cui il figlio e la madre vivono, anche solo per vederlo da lontano. Appena rientra in Italia ecco la notizia dello scoppio della guerra. “La priorità è che torni a casa sano e salvo – sottolinea Giovanni, che ha presentato anche un esposto in procura – Aiuteremo anche la madre, mettendo da parte quanto accaduto negli ultimi anni, a patto che rientri in Italia e non resti sotto i bombardamenti”.
“È importate trovare il bambino nel più breve tempo possibile”
Dalla madre del bambino, Giovanni ha ricevuto solo una rassicurazione via sms: “Stiamo bene”. “Non so dove si trovino – ha confermato l’ingegnere romano – ritengo siano ancora in Ucraina, in piena zona di guerra. La situazione è molto pericolosa, nelle vicinanze della città in cui abitano sono stati abbattuti alcuni aerei, è stata minata la spiaggia, sono stati lanciati razzi e ci sono scontri tra le unità di terra e quelle di mare. Le risorse alimentari scarseggiano e ci sono problemi anche con gli ospedali. È importate trovare il bambino nel più breve tempo possibile”. Ovviamente Giovanni offre accoglienza anche alla madre per il bene del figlio: “Troveremo una sistemazione anche per lei, ma l’importante è che rientrino il più velocemente possibile, rischiano la vita”.
“Chiediamo che le autorità si attivino”
“Chiediamo che le autorità si attivino per riportare in Italia Giulio, che è un cittadino italiano e deve stare con il padre, questo ha stabilito la legge – chiarisce l’avvocato Luigi Scala, che assiste Giovanni – La madre si ostina a non rivelare il luogo in cui si trovano e non risponde ai messaggi o alle chiamate. Pensiamo si trovi ancora a Bilhorod-Dnistrovs’kyj (Maurocastro, ndr), ma non ne abbiamo certezza. È imperativo trovarlo e riportarlo a casa”.