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Ucraina, l’articolo di Riotta che accomuna “putiniani” e no vax? Ecco cosa dice

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Roma, 3 mar – Ucraina, l’articolo di Riotta che accomuna “putiniani” e no vax fa discutere il web. Gianni Riotta è in trend topic su Twitter per il suo articolo “Guerra in Ucraina. Destra, sinistra e no Green Pass: identikit dei putiniani d’Italia”. Ma cosa dice l’articolo che è stato pubblicato su Repubblica e perché sta facendo così tanto discutere?

Ucraina, l’articolo di Riotta che accomuna “putiniani” e no vax fa discutere il web

Riotta parte analizzando “Uno studio della Columbia University analizza il fenomeno dei “Putinversteher” nostrani, per i quali il presidente russo fa solo “gli interessi nazionali”. Da Savoini a Fusaro, da Spinelli a Mattei a Foa, ecco chi giustifica il Cremlino”. “”Putinversteher” è neologismo tedesco che indica “Chi si intende con Putin”, un intellettuale, giornalista, parlamentare, imprenditore pronto a sottolineare ragioni, interessi, personalità, meriti del presidente russo e, di converso, a scatenare geremiadi sulle colpe europee, americane, Nato”, scrive Riotta. “I “Putinversteher” sono attivi nel partito repubblicano Usa, guidati dall’ex presidente Trump che considera Putin “un genio”, come in Germania, con l’ex cancelliere Schroeder, lobbista Gazprom, che paragona l’offensiva di Mosca in Crimea ai pogrom in Jugoslavia. Anche in Italia, basta accendere la televisione, sfogliare un quotidiano, leggere un blog o studiare gli atti di un think tank, per imbattersi in colti, forbiti, suadenti “Putinversteher” nostrani, capaci di “capire” Putin e diffonderne le ragioni. Caratteristica peculiare del “Putinversteher” è, naturalmente, reagire con offesa veemenza se gli date del “putinista”, spiegando piccato che si tratta di non prender partito, di Realpolitik, interessi nazionali, mettendo invece sullo stesso piano aggressori e vittime, regimi e democrazia, falso e vero”.

Lo studio della Columbia University

Secondo il giornalista, che analizza lo studio della Columbia University dal titolo “Russian Active Measures: Yesterday, Today, Tomorrow”, curato dai docenti Olga Bertelsen e Jan Goldman,e nello specifico il capitolo “Russian Influence on Italian Culture, Academia, and Think Tanks” curato da Luigi Germani e Massimiliano De Pasquale, anticipato dal magazine online Linkiesta, diretto da Christian Rocca, i “Putinversteher” “vengono da destra, ammirando il nazionalismo muscolare di Putin, includono Claudio Mutti, editore del fascio-putinista Aleksandr Dugin che, spiega su Linkiesta Maurizio Stefanini, muovendo dalle colonne della rivista Eurasia contro le guerre del presidente Usa Bush, con altri ex dirigenti del vecchio Msi, Carlo Terracciano e Maurizio Murelli, o attivisti come Tiberio Graziani, cerca intese con la sinistra anti-yankee, in nome di Dugin. Sarà invece, come noto, Gianluca Savoini, “Associazione culturale Lombardia-Russia”, a far colloquiare Dugin con aree di interessi vicini alla Lega e ad aziende impegnate in Russia”.

Un ‘riassuntino’

Riotta in breve non fa altro che fare un riassuntino del saggio della Columbia, tirando in ballo anche il filosofo Massimo Cacciari, “di recente guru no greenpass”, perché in un’intervista al Piccolo del 2014, si disse certo che sull’annessione della Crimea l’UE fosse “incauta”, perché “Il Cremlino si fermerà”. “Ahinoi, il Cremlino non si è fermato” commenta Riotta  “e tocca ora al giurista Ugo Mattei, che ha avuto 15 minuti di fama battendosi contro la “dittatura greenpass”, spiegare che “Putin fa gli interessi nazionali russi”, tesi ardita per chi muore sotto le bombe in Ucraina. Pino Cabras, ex M5S, vuole, come Putin, l’Ucraina neutralizzata a forza, per porre fine alla “grande umiliazione subita dopo la fine del Muro da parte dell’ex Unione Sovietica”. Secondo Diego Fusaro, autore Einaudi, è il presidente “Zelensky che manda il popolo ucraino al massacro”, mentre Barbara Spinelli, ex analista filo Nato, vede il suo saggio per il quotidiano Il Fatto rilanciato, con applausi, dai social media dell’Ambasciata russa a Roma, “Putinversteher” con bollo diplomatico. Né si tratta di opposizione destra-sinistra, leggete “Putinversteher” sul Giornale e sul Manifesto, mentre tocca al direttore dell’Espresso Marco Damilano, contraddire su La 7, da Giovanni Floris, l’ex presidente della Rai Marcello Foa, commentatore di reti di propaganda russa, per le fake news diffuse sul tema”.

“Nessun “Putinversteher” ammetterà mai di esserlo”

Riotta continua il suo elenco, scrivendo “in politica brilla il presidente della Commissione Esteri della Camera, il 5 Stelle Vito Petrocelli, che vota contro il governo Draghi per le forniture di armi a Kiev, battuto perfino dalla leader di FdI Giorgia Meloni che, a lungo considerata “Putinversteher”, raccoglie con il Sì a Draghi apprezzamenti da diplomatici Usa. E i distinguo, con l’astensione, dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini e del parlamentare di sinistra Stefano Fassina, sul sostegno militare italiano all’Ucraina assediata, odorano di “Putinversteher”, e il chiarimento che Fassina prova ad offrire ai microfoni radio di “Un giorno da pecora” – Noi non vorremmo, dando forza agli ucraini, indurre Putin a bombardamenti più feroci -, non sembra avere la forza strategica di Sun Tzu o von Clausewitz”. “Nessun “Putinversteher” ammetterà mai di esserlo” chiosa Riotta “ce ne sono per interesse, ideologia, snobismo, ma tutti hanno la stessa caratteristica, li riconoscete a prima vista, “Eroi del nostro tempo”, come il titolo del vecchio romanzo di Lermontov, che hanno in uggia l’autodeterminazione dei popoli”.

 

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