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Russi banditi da teatri e alberghi: quando il razzismo si ribattezza ‘cancel culture’

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Roma, 2 mar –  Russi banditi da teatri e alberghi: e il nostro razzismo si ribattezza ‘cancel culture’. E’ fresca di giornata la notizia di un albergatore che, a Rimini, ha deciso di vietare l’ingresso ai cittadini russi. Iniziativa già intrapresa da alcuni gestori di locali in Spagna e Portogallo. Ieri, la polemica sul corso su Dostoevskij ‘bandito’ dall’università Bicocca – oggi il dietrofront dell’ateneo. Se queste manovre escludenti fossero applicate ad un’altra qualsiasi nazionalità, la chiamereste ‘cancel culture’? No, la chiamereste razzismo. Ma quando siamo noi, i ‘buoni’, a svelare il nostro volto peggiore, usiamo i guanti bianchi con le parole.

Russi banditi da teatri e alberghi: e il nostro razzismo si ribattezza ‘cancel culture’

Il Teatro alla Scala di Milano, tramite il Sindaco petaloso Giuseppe Sala che ne è presidente, esclude il Maestro Valery Gergiev dalla direzione delle cinque repliche della Dama di Picche di Čajkovskij.  Fifa e Uefa escludono la Russia dai Mondiali. Disney e gli altri colossi dell’entertainment si ‘oscurano’ in Russia. Viceversa, i media russi Russia Today e Sputnik vengono oscurati da noi. Lo scontro, a prescindere da ciò che sta avvenendo in Ucraina, sembra esasperarsi in poco tempo. Questa escalation di discriminazione in cui stiamo precipitando non ha altro, come base, che quella etnica. Perché non stiamo parlando di quel porco di Weinstein, non ha a che fare con vip accusati di molestie a qualche soubrette trent’anni fa e che ora si ritrovano al rogo come streghe (dal loro villone di Beverly Hills). Non sono attacchi ad personam che si perderanno in una folata di tweet.

Non autoassolviamoci e deceleriamo

Quando si arriva a censurare uno scrittore russo morto nel 1881 per non far arrabbiare qualche anima candida che adesso, pur non sapendo indicare l’Ucraina su una carta geografica, si batte per la patria di Zelensky, hai voglia a parlare di ‘cancel culture’: è cretineria applicata alla geopolitica, piaggeria spacciata per correttezza, isteria. E ignoranza. Questi a cui assistiamo sono attacchi, o per meglio dire censure, indiscriminate. Indiscriminate perché si abbattono o sono rivolti ad un’intera popolazione, quella russa, e alla sua storia. Una storia che abbraccia dal comunismo a Tolstoj. E questo è razzismo, signori miei: guardiamolo in faccia e chiamiamolo col suo nome. Non autoassolviamoci, soprattutto in un momento in cui, con l’alibi della difesa della democrazia dal temibile orso russo, giustifichiamo o non smentiamo qualsiasi mielosa fake news dopo due anni in cui i ‘fatti’, la ‘scienza’, sono diventati i nuovi déi occidentali. Stiamo sparando sempre più alto, e se non per spirito democratico o per semplice intelligenza, dovremmo pensarci due volte prima di gettarci anima e cuore nel ‘dagli al russo’: la partita è ancora incerta, le forze in campo sono incalcolabili e non tutti i popoli, come spesso facciamo noi, dimenticano facilmente il passato e i torti subiti. Questa è una lezione che ci danno anche gli Ucraini con la loro resistenza. Ma con gli occhiali del doppio standard è ben difficile accorgersene. Non è che a forza di voler apparire a tutti i costi buoni, in realtà ci stiamo trasformando in degli stronzi?

Ilaria Paoletti

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