Home Cronaca Dado rinviato a giudizio per diffamazione: le accuse dell’ex fidanzato della figlia

Dado rinviato a giudizio per diffamazione: le accuse dell’ex fidanzato della figlia

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Dado

Roma, 20 gen – Dado rinviato a giudizio per diffamazione: le accuse dell’ex fidanzato della figlia. Il comico andrà a processo: è stato rinviato a giudizio in udienza preliminare per diffamazione nei confronti dell’ex della figlia.

Dado rinviato a giudizio per diffamazione

‘Dado’, nome d’arte di Gabriele Pellegrini, è difeso dall’avvocato Eugenio Pini. Nei suoi confronti sono cadute le accuse più gravi, quelle di stalking e calunnia. Il comico, nell’aprile 2019ì, aveva dichiarato di essere stato aggredito dal ragazzo e lo aveva fatto intervenendo a ‘Domenica Live’. Dopo questo gesto, i genitori del giovane hanno annunciato una querela nei confronti del comico. La vicenda ora va a processo e la prima udienza è fissata per aprile 2023.

Le accuse dell’ex fidanzato della figlia

“E’ una cosa molto grottesca: la loro tesi è che io mi sia rotto il naso da solo. Si tratta di una brutta situazione che per me è davvero molto fastidiosa, e se qualcuno avesse fatto delle indagini vere, le cose sarebbero andate diversamente”, dichiara Dado all’Adnkronos. “Mi accusano perché ho raccontato quello che è successo. In udienza, non potrò fare altro che ri-raccontare quello che ho già raccontato. In sostanza, dovrò andare in tribunale a dire che non mi sono rotto il naso da solo. Questo mi fa molto ridere”. “Al processo chiamerò come testimoni tutti i giornalisti che hanno preso le mie testimonianze”, spiega il comico romano. “Ho tutti i files che descrivono la situazione, e se il processo non renderà giustizia alla brava persona che sono, renderò tutto pubblico”.

“Ha altre due cause per lo stesso motivo, e lo fanno passare per vittima”

“Una cosa che non conoscevo della legge italiana – continua Dado – è che tu non devi dire le cose anche se sono la verità, puoi dirle solo dopo che l’ha detto il giudice. Non puoi parlare, devi stare in censura, e siccome io non credo che la censura sia una delle strade migliori, altrimenti non avrei scelto questo lavoro, ho raccontato come sono andate”. “Bisognava prendere questo ragazzo e tirargli le orecchie” dice ancora amareggiato “lui ha altre due cause per lo stesso reato, e gli avvocati lo fanno passare per vittima invece che come aggressore. Chiedesse scusa per le cose che ha fatto e finisce lì. A me, però, è servito per fargli capire che se rompe il naso a qualcuno non può passarla liscia”.

Livia Ievoli

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Nata a Napoli ma col cuore a Roma. Costume, libri, musica sono le mie passioni - ma mi affascinano anche i casi di cronaca.

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