Roma, 26 ott – Gaffe sulla locandina del Milite Ignoto, il responsabile del macroscopico errore è un “esperto” nominato dal ministro Dadone.
Gaffe Milite Ignoto, il responsabile è un “esperto” nominato dalla Dadone
Tutti voi ricorderete la terribile gaffe che ha macchiato d’inettitudine le celebrazioni per i 100 anni dal “viaggio” del Milite Ignoto. Al posto dei soldati italiani e della cartina d’Italia, infatti, sono stati apposti dei soldati Usa e una cartina del Sud America: la grafica, nel complesso, era del tutto simile ad una trovata su Internet e utilizzata appunto dall’esercito Usa per altre commemorazioni.
Ma ancora non si è dimesso
Un lavoro malfatto e pasticciato, talmente tanto che alcuni giornalisti, all’inizio, parlarono di un fake (certo non ha aiutato il fatto che sia “sparito” dai profili ufficiali della presidenza del Consiglio appena dopo la pubblicazione). L’ente della presidenza del Consiglio dei Ministri che si occupa degli eventi ha poi fatto mea culpa con un comunicato ufficiale molto sottotono. Secondo quanto riporta Repubblica, il responsabile del pastrocchio si starebbe per dimettere.
La “supergiovane” Dadone
La notizia che lascia allibiti, però, è che la struttura responsabile della terribile gaffe sul milite ignoto fa parte della Presidenza del Consiglio dei ministri e risponde direttamente alla titolare per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone. La Dadone, più che per le sue posizioni e decisioni politiche, è nota per la sua foto da supergiovane con la maglia dei Nirvana e i piedi sulla scrivania.
Il pistolotto autoreferenziale con la maglia dei Nirvana
In occasione della Giornata internazionale della Donna, infatti, il ministro decise di farsi fotografare con una felpa dei Nirvana e i piedi sulla scrivania per mostrare un paio di scarpe coi tacchi rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne. “Ho 37 anni e sono una ‘ragazzina’ (per questo Paese) ma faccio il Ministro, non sono sposata ma scelgo ogni giorno di stare col mio compagno, ho due figli bellissimi che portano il mio cognome pur non essendo ragazza madre, amo la musica rock pesante ma non mi vesto in maniera ‘alternativa’, guardo film strappalacrime ma sono emotivamente fredda come il ghiaccio” scrisse nella didascalia la Dadone “sono un ammasso di stereotipi e nel corso della vita mi è stato fatto notare molte volte. Cara Fabiana, sei così giovane come puoi essere un Ministro? La politica non si addice di più agli uomini? Chi si occupa dei tuoi figli quando sei a Roma? Non sei troppo bassa rispetto a come la TV ti fa apparire? Non sei troppo graziosa per essere presa seriamente? Non sei troppo trascurata nell’abbigliamento per ricoprire ruoli istituzionali? (…) Buon 8 marzo a tutte!”.
Potevamo aspettarci di meglio? (spoiler: no)
Quando venne criticata per questa scelta discutibile e per la didascalia eccessivamente autoreferenziale che non rendeva giustizia né al suo compito, né alla ricorrenza della giornata internazionale della Donna, la Dadone rispose nei commenti social con un insieme di foto di presidenti Usa che, come lei, misero i piedi sulle scrivanie. “Loro sono senza scarpe rosse”. Da questo genere di autoreferenzialità e immaturità, potevamo aspettarci un’oculata selezione dei collaboratori? Probabilmente no: le avvisaglie c’erano già.
Ilaria Paoletti