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Vendono una casa per 250mila euro. Ma non era loro

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Roma, 19 ott  – Roma, vendono una casa per 250mila euro. Ma non era loro. Il prezzo è giusto, il resto un po’ meno.

Vendono una casa per 250mila euro. Ma non era loro

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di 5 persone, indagate per le ipotesi di reato di falso ideologico, falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla propria identità, possesso di documenti di identificazione falsi, riciclaggio e autoriciclaggio in relazione a una truffa nel settore delle compravendite immobiliari.

Le denunce “fotocopia”

Le indagini hanno tratto origine da alcune denunce presentate da diversi soggetti con riferimento a condotte fraudolente poste in essere in tempi diversi, ma relative allo stesso appartamento sito nella Capitale. Le investigazioni, eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della GdF presso la Procura, hanno consentito di ricostruire una sofisticata truffa realizzata, nell’arco di diversi mesi, in danno di una giovane famiglia che si apprestava ad acquistare la “prima casa”.

Il  modus operandi

Uno dei due furbacchioni incastrati faceva pubblicare un annuncio di vendita su un noto sito web e, quale sedicente agente immobiliare, curava i rapporti con gli aspiranti acquirenti. L’altra furbastra che, anche grazie a un documento contraffatto, si spacciava quale proprietaria
dell’appartamento, è poi riuscito a stipulare un “regolare” atto di compravendita dinanzi a un notaio, all’oscuro della frode, e a ottenere il prezzo pattuito di circa 250.000 euro. La somma è poi stata fatta tempestivamente sparire dal conto corrente appositamente aperto sfruttando la falsa identità della proprietaria, tramite prelevamenti in contanti e due bonifici effettuati a favore di altrettante società in assenza di valide motivazioni economiche. Tramite prelevamenti di denaro contante, infatti, i soldi tornavano in breve tempo, al netto del corrispettivo per l’illecita prestazione resa, a chi aveva disposto i bonifici.

Ida Cesaretti

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