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Sciopero 11 ottobre, Usb: “Nato per contestare Draghi e Bonomi. Green pass discriminatorio”

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sciopero Usb

Roma, 6 ott – Immediatamente dopo l’annuncio dello sciopero generale dell’11 ottobre prossimo venturo, alle motivazioni della mobilitazione sono state associate anche istanze “no green pass”. Usb, uno dei sindacati promotori  dello sciopero, fa chiarezza: “La piattaforma di convocazione di forte contrasto alle scelte di politica economica e sociale del governo Draghi/Bonomi, è stata decisa prima che si affacciasse l’ipotesi dell’allargamento ai luoghi di lavoro dell’obbligatorietà del green pass“. Ma aggiunge: “L’introduzione della condizione del possesso del green pass per recarsi al lavoro è, per l’USB, sbagliata, discriminatoria e lesiva dei diritti dei lavoratori“.

Usb, lo sciopero dell’11 ottbore e il Green pass

Da più parti giungono adesioni di gruppi, comitati no green pass allo sciopero generale dell’11 ottobre” si legge nella nota pubblicata oggi da Usb sul loro sito “l’USB, che è tra i maggiori promotori dello sciopero assieme a tutte le altre sigle del sindacalismo alternativo e di base, precisa che l’indizione dello sciopero, e quindi la piattaforma di convocazione di forte contrasto alle scelte di politica economica e sociale del governo Draghi/Bonomi, è stata decisa prima che si affacciasse l’ipotesi dell’allargamento ai luoghi di lavoro dell’obbligatorietà del green pass, la cui critica non è quindi nella piattaforma dello sciopero. A scanso di equivoci, l’Unione Sindacale di Base ritiene utile precisare nuovamente la sua posizione”.

“Si al vaccino”

Riteniamo che il vaccino sia, allo stato dell’arte, il più importante e utile strumento sanitario per contrastare la pandemia da Sars – Covid 2, assieme all’utilizzo delle mascherine, del distanziamento e del tracciamento. Sulla scorta di queste convinzioni USB, fin dall’esplodere della pandemia, si è mobilitata per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i luoghi di lavoro, convocando uno sciopero generale a marzo 2020 per il rilancio e la difesa della sanità pubblica, e conducendo una campagna nazionale ed internazionale assieme alla Federazione Sindacale Mondiale per la totale gratuità, riproducibilità e diffusione dei vaccini togliendo il vincolo dei brevetti, ritenendo indispensabile vaccinare tutti in tutto il mondo. USB ha altresì avviato una campagna di verifica e controllo sui Dispositivi di protezione individuale, denunciando la mancata rispondenza dei requisiti di sicurezza e vestibilità delle mascherine prodotte da FCA (ex Fiat) ordinate dalla Protezione Civile e distribuite nelle scuole e nei luoghi di lavoro, ottenendone il ritiro seppur parziale”. “Infine” si legge ancora nella nota “USB è stata l’unica organizzazione sindacale ad organizzare proteste e manifestazioni perché la quarantena venisse considerata alla stregua della malattia e quindi retribuita”.

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“Green pass discriminatorio e lesivo dei diritti dei lavoratori”

L’introduzione della condizione del possesso del green pass per recarsi al lavoro è, per l’USB, sbagliata, discriminatoria e lesiva dei diritti dei lavoratori. Sbagliata perché non è una misura sanitaria, come dimostra il fatto che anche i vaccinati in possesso del green pass sono potenzialmente veicolo di contagio; Discriminatoria, perché lede il diritto di ciascuno di scegliere se fare o non fare il vaccino, pur rimanendo intatta la nostra posizione di assoluto favore all’utilizzo da parte di tutti di questa misura sanitaria; Lesiva, in quanto nega il diritto al lavoro a chi ha scelto di non vaccinarsi, visto che non esiste una disposizione di legge che obblighi al vaccino. La richiesta di esibire il green pass per poter accedere ai luoghi di lavoro è evidentemente misura tesa ad indurre surrettiziamente a vaccinarsi senza assumersi alcuna responsabilità e introduce elementi di controllo sulla salute dei lavoratori, sulle loro scelte e sui loro comportamenti che non sono consentiti in alcun modo né dalle leggi né dai contratti collettivi nazionali di lavoro, fino ad arrivare a sostenere che il green pass sia obbligatorio persino per chi è in smart working! Analogamente la richiesta in alternativa di un tampone ogni 48 ore, a totale carico dei lavoratori, è misura vessatoria che paradossalmente implica che i lavoratori debbano pagare per andare al lavoro”.

“Tamponi a carico dei datori”

“USB ritiene che la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, e l’eliminazione dei rischi sui luoghi di lavoro, sia di stretta e unica competenza dei datori di lavoro pubblici e privati, che sono obbligati, in particolare in ottemperanza a quanto disposto dalla Legge 81/2008 a mettere in atto ogni misura necessaria ad eliminare i rischi alla fonte. Nel caso della pandemia in corso le misure necessarie sono state definite nei protocolli che prevedono la distribuzione di DPI (dispositivi di protezione individuale) cioè mascherine a norma; la garanzia del distanziamento tra le persone all’interno dei luoghi di lavoro e l’installazione di divisori, il tracciamento e la immediata operatività della quarantena ove si individuassero soggetti o focolai di infezione nei luoghi di lavoro, la presa in carico del costo dei tamponi”.

Elisabetta Valeri

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Romana, classe 1987, cresciuta a Primavalle. Laureata in giurisprudenza, giornalista da per passione e voglia di raccontare la città

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