Roma, 26 ago “Roberto Gualtieri? Il consociativismo romano alla Bettini. Enrico Michetti? La commedia di Alberto Sordi. Virginia Raggi? Il nulla no vax”: così, in una intervista a Il Foglio, il candidato a sindaco di Roma per Azione, Carlo Calenda, descrive gli avversari nella corsa a sindaco di Roma.
Calenda contro tutti
E Calenda non fa sconti a nessuno: al centrosinistra, Roberto Gualtieri, al centrodestra, Enrico Michetti, e al M5s, Virginia Raggi. “Se Gualtieri diventa sindaco i Cinque stelle entrano in giunta cinque minuti dopo. I grillini sono già nelle sue liste elettorali – aggiunge Calenda – “Gia’ dicono che sono fascista, la formuletta che rivela la natura di questa sinistra della doppia morale. Loro sono i buoni perche’ Berlinguer era buono. Tutti gli altri sono cattivi e fascisti. A meno che poi non si alleano con loro e allora diventano imporvvisamente buoni come è successo con Conte”.
Calenda, dente avvelenato con Gualtieri e il Pd
Tuttavia il dente particolarmente avvelenato Calenda sembra averlo con Gualtieri: “Se Gualtieri diventa sindaco, i Cinque stelle entrano in giunta cinque minuti dopo. I grillini sono già nel le sue liste elettorali (…) Tutti gli altri sono cattivi e fascisti. A meno che poi non si alleano con loro, e allora diventano improvvisamente buoni come è successo con Conte. Ma perché non tirano fuori delle idee invece? Il programma elettorale di Gualtieri è composto da 130 pagine di niente. Alla cultura dedica quattro righe. Quattro. Questi per Roma ripropongono il veltronismo, però senza Veltroni”. Che significa? “Veltroni aveva un’idea di città, ora è rimasto solo il meccanismo di potere che gli stava sotto”. E quale sarebbe questo meccanismo? “Goffredo Bettini, Claudio Mancini e Bruno Astorre. Il peggio del Pd romano. Quelli che tengono sotto scopa chiunque, da trent’anni. Quelli che impediscono a chiunque, nuovo e giovane, di venire su e rompere la catena. Quelli che Enrico Letta non ha il coraggio di sfidare”. Secondo Calenda è certo che prendano voti. “Gualtieri sarà trascinato dal voto di lista. C’è una specie di guazza, di blocco consociativo intorno, sopra e sotto di lui”. Ma se dovesse perdere invece che succede, che farà? “Continuo a combattere – risponde Calenda -, insieme ad Azione. Che deve diventare il grande partito progressista e liberale italiano. Dopo Mario Draghi non possiamo ricominciare con Conte e Salvini. Qualcuno deve spezzare l’equilibrio tra populismo e sovranismo”.