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Covid, terapie intensive in affanno. Gli Anestesisti: “Occorre un lockdown, si faccia ora o sarà tardi”

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Il presidente del sindacato medici anestesisti, Alessandro Vergallo, fa il punto della situazione attuale delle sale di rianimazione degli ospedali italiani. Ne emerge una situazione alquanto preoccupante. “Prendere come indice principale la saturazione delle terapia intensive significa guardare solo l’ultima spiaggia e così è tardi per intervenire” – dichiara Vergallo.

“Siamo in affanno, se guardiamo la tendenza della curva il rialzo dei ricoveri è preoccupante. Se ci ostiniamo a prendere come indice principale la saturazione delle terapie intensive significa guardare solo l’ultima spiaggia e così tardi per intervenire. “   “Questo mese – dice Vergallo- sarà decisivo non c’è più tempo da perdere, se occorre un lockdown che si faccia ma ora”. Per Vergallo il sistema di monitoraggio Iss-Ministero con le zone a colori non funzionerebbe più almeno non con questi numeri. Con i focolai “parcellizzati” queste aree – spiega Vergallo- si allargano sempre di più e così anche le zone dove vanno messe delle restrizioni. Se la diffusione aumenta è chiaro che si dovrà pensare ad un lockdown nazionale che avremmo davvero voluto evitare.

“La politica – continua il presidente del sindacato dei medici anestesisti e rianimatori Aaroi-Emac-  sentiti i vari specialisti ed esperti, deve arrivare subito a prendere una decisione non sui dati attuali ma sulle proiezione delle prossime settimane che non sono per niente positive”.

“Se dovessimo fare una previsione a spanne confrontando i due periodi pandemici, la diffusione durante la prima ondata era stata a ritmi esponenziali perché il virus non si conosceva e in 40 gironi siamo passati da una situazione preoccupante delle terapie intensive ad una insostenibile. Oggi questo tempo verrebbe dilatato tuttavia la situazione è già critica, l’indice del 30% delle  rianimazioni occupate che non dovrebbe essere superato, se guardiamo  oggi ai letti reali nelle terapie intensive, è già superato. Se poi prendiamo in considerazione i posti convertibili – conclude –  guadagniamo qualcosa ma non più di qualche settimana”.

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