(di Gianluca Vannicelli) Grazie alla collaborazione nata tra il nostro capo dei fotografi Gianluca Vannicelli e il sito specialistico Aviation-Report abbiamo potuto intervistare il Comandante del 14° Stormo, il Colonnello Pilota Federico Merola.
Difficilmente ci dimenticheremo di questo 2020 a causa della pandemia di Covid-19 che ha colpito tutto il mondo e in particolare il nostro paese. Siamo stati colti all’improvviso da un qualcosa di inimmaginabile per tutti e siamo stati messi a dura prova, noi come singole persone e la nazione intera come comunità che però ha visto l’intervento dei suoi soldati, dei suoi militari che hanno risposto subito mettendo al servizio del paese mezzi, uomini, donne, professionalità e spirito di sacrificio.
L’Aeronautica Militare, come le altre Forze Armate, è scesa in campo già dai primi momenti drammatici della crisi sanitaria mettendo a disposizione i velivoli del 14° Stormo di Pratica di Mare per rimpatriare i connazionali bloccati all’estero specialmente in Cina, epicentro dell’epidemia, e per fornire la capacità di trasporto in bio-contenimento dei malati, capacità unica in Europa, che può essere esercitata anche da altri stormi della Forza Armata grazie anche al personale dell’Infermeria Principale ubicata sempre sulla base aerea di Pratica di Mare.
Siamo andati a trovare il Comandante del 14° Stormo, il Colonnello Pilota Federico Merola, per farci raccontare come è stata vissuta l’emergenza sanitaria e qual è lo stato dell’arte in termini di capacità e velivoli di questa importante unità dell’Aeronautica Militare. Un colloquio molto interessante dove a tutto campo si è parlato di tecnica, di spirito di sacrificio, di dedizione al lavoro e alla nazione.
Buongiorno Col. Merola e grazie per averci concesso questa intervista. Comandante la base aerea di Pratica di Mare è molto grande e come sappiamo racchiude molti enti della Forza Armata, e il 14° Stormo è stato al centro delle notizie nazionali soprattutto nei primi mesi dallo scoppio della pandemia. Così il 14° Stormo è stato uno dei primi reparti dell’Aeronautica Militare ad essere impiegato durante l’emergenza sanitaria, quale è stato il ruolo e il contributo del suo reparto?
Col. Merola: Il 14° Stormo in effetti è stato chiamato ad operare fin dalle prime fasi di questa emergenza nazionale, quando la percezione era che fosse un’emergenza non nostra, che fosse qualcosa di molto lontano e che fosse rimasta confinata in Cina. Tutto per noi è cominciato quel 2 febbraio, quando siamo stati chiamati ad effettuare una missione urgente: rimpatriare i nostri 56 connazionali che erano rimasti bloccati a Wuhan. L’Aeronautica Militare ha messo a disposizione un velivolo Boeing KC-767 che ha portato a termine la missione nonostante la durata del volo, avvenuto senza scali sia all’andata che al ritorno, e con un impiego dell’equipaggio la cui durata ha richiesto variazioni alle nostre procedure operative standard. Ma dietro a questo trasporto ci sono tante storie da raccontare, anche un po’ di emozione se si pensa che siamo stati chiamati ad inviare un nostro aeroplano ed equipaggio nell’epicentro della malattia, in tempi, per noi, ancora non sospetti.
E dal momento in cui arriva “il task” inizia tutta quella fase di pianificazione di una missione direi inusuale, ed unica nel suo genere, per la quale è necessario offrire una soluzione operativa efficace ma anche sicura. Ed è qui che parte un vero e proprio lavoro di squadra, in cui un comandante si avvale del suo team, e con il contributo di ciascuno, ognuno per la propria sfera di competenza, con la professionalità e la preparazione che deriva da esperienze pluriennali di voli intercontinentali, anche in seno a missioni in aree di crisi fuori dai confini nazionali, per trovare le soluzioni migliori per ogni tipologia di missione affinché la stessa sia portata a termine con successo ed in sicurezza. In primo luogo si pensa a come raggiungere l’obiettivo, ovvero per noi portare a destinazione nel minor tempo possibile i passeggeri ma allo stesso tempo tutelare il personale mitigando tutti i pericoli connessi con la missione, e questa ci ha sicuramente messo alla prova.
E’ necessario prendere in considerazione tutte le contingenze del caso: e se succede che si debba atterrare in un altro aeroporto? Avevamo una lista di aeroporti idonei da utilizzare in caso di emergenza, ottenuta grazie all’intervento del Ministero degli Affari Esteri, ma sapevamo che nessuno sarebbe stato entusiasta di accoglierci per ovvie ragioni. Ed ecco perché ci siamo preparati al peggio, affrontando la pianificazione del volo come se fosse un volo oceanico, dove non si hanno molte opzioni in quanto ad aeroporti alternati e di scalo tecnico.
Per una missione del genere si sono sfruttate tutte le caratteristiche di flessibilità di questo velivolo, il KC-767 ha nel suo DNA i voli a lungo raggio, dove si decolla per arrivare molto lontano, a seconda delle condizioni, anche fino a 11 ore di volo. In questo caso la nostra destinazione era la Cina, al limite del raggio d’azione soprattutto nella tratta di ritorno, che usualmente è caratterizzata da forti venti contrari. Il volo doveva essere completato nel più breve tempo possibile, ovvero senza possibilità di spezzarlo in due giorni, anche perché l’idea di far uscire dall’aeroporto gli equipaggi, nel centro dell’epidemia, non ci piaceva molto ovviamente. Quindi, la scelta finale è stata quella di operare in maniera continuativa, accettando un impiego del velivolo e dell’equipaggio molto sostenuto, mitigando però tutte queste problematiche utilizzando personale di bordo rinforzato per garantire sempre un’adeguata turnazione.
L’aeroplano è’ stato suddiviso in tre aree differenti e separate nella cabina passeggeri e cargo per evitare commistione tra l’equipaggio di condotta e i passeggeri, le cui condizioni non erano chiare, il che valeva a dire, potenzialmente contagiosi. Quindi la zona rossa, quella dedicata ai passeggeri, la zona gialla, per la vestizione e la svestizione del personale assistente di volo e sanitario dalle ingombranti tute protettive, le stesse che si utilizzano quando si effettuano i voli in bio-contenimento e si trattano pazienti contagiosi per le vie aeree. Infine la zona verde, dedicata all’equipaggio che per tutta la durata del volo non è mai entrato in contatto con i passeggeri. Ovviamente tutti questi aspetti sono stati attentamente valutati al termine della missione con il team medico, tanto che ricordo sempre il racconto di un pilota che ha confessato aver tirato un vero e proprio sospiro di sollievo quando solamente a terra, dopo aver appurato l’efficacia delle misure intraprese per mantenere l’ambiente “salubre” per tutto il tempo, ha scoperto che non avrebbe avuto bisogno di quarantena, ma solo di una precauzionale decontaminazione. Insomma la missione era stata portata a termine in maniera efficace e sicura.
Per evitare, poi, un eventuale atterraggio in una zona diversa dalla destinazione, si è optato per allertare e poi far decollare un altro KC-767 che si è posto in attesa sul Mare Adriatico, lungo la via di rientro del velivolo proveniente da Wuhan, pronto, in caso di necessità, per rifornirlo in volo ed estendere la sua autonomia di volo.
E’ proprio questa la natura del KC-767, un vero e proprio moltiplicatore di forze, abile ad aumentare la capacità di permanenza in volo dei velivoli, oltre che a contribuire, con le sue consistenti capacità di carico unite ad un considerevole raggio d’azione, ad assicurare la capacità expeditionary dell’Aeronautica Militare, ovvero, quella capacità di condurre operazioni aeree e proiettare le proprie forze anche molto lontano dai confini nazionali.
Ecco come il 14° Stormo, anche in maniera innovativa, ha offerto soluzioni operative per svolgere i compiti assegnati. Ma il successo della missione non sarebbe stato tale senza l’aiuto corale di una Forza Armata in grado esprimere tante capacità e metterle al servizio del Paese. E’ importante sottolineare quanto sia importante la complessità di una base come quella di Pratica di Mare, che come tutti ricorderanno, in quei giorni, aveva cambiato volto. Perché per rendere possibile il successo di quella missione, per esempio, l’intervento del 3° Stormo di Villafranca, il nostro reparto di punta per la logistica di proiezione, è stato fondamentale per la creazione di una vera e propria cittadella campale, dedicata alla decontaminazione del personale e degli equipaggi, per mitigare quindi tutti i rischi di contagio derivanti da eventuale contatto delle superfici con agenti patogeni.
Ma non solo, l’ Air Terminal Operation Center (ATOC) di Pratica di Mare, ha garantito tutte le operazioni di carico-scarico, stoccaggio, sdoganamento, transito passeggeri e controlli di sicurezza. Si è trattato di un vero e proprio lavoro di squadra, che ha visto vari reparti operare in sinergia all’interno dell’aeroporto di Pratica di Mare, per permettere lo svolgimento di questo volo che poi si è rivelato il primo di una lunga serie, perché da quel 2 febbraio in poi, è partito un vero e proprio ponte aereo. Siamo tornati in Cina più volte e abbiamo raggiunto anche il Giappone per riportare a casa altri italiani rimasti bloccati in oriente. Mi riferisco, per esempio, al caso dei passeggeri della nave da crociera Diamond Princess rimasti in quarantena a bordo, dove si erano verificati moltissimi casi di contagio. Con i velivoli da trasporto della Forza Armata abbiamo condotto missioni importantissime per la salute del nostro Paese, trasportando centinaia di tonnellate di materiale medicale, come ventilatori polmonari e dispositivi di protezione di cui la Nazione aveva necessità e urgenza.
Questo tipo di voli e di missioni comportano un carico emotivo molto particolare per chi le conduce, perché ci si rende conto che il proprio velivolo diventa l’Italia che si muove e l’emozione e la riconoscenza che si leggono negli occhi dei passeggeri sono tangibili, e così è stato anche per i passeggeri di Wuhan, che in trepidante attesa di tornare a casa guardavano il nostro aeroplano ed i componenti dell’equipaggio come se fossero angeli scesi dal cielo, sentendo di essere già a casa non appena hanno varcato il portellone del velivolo. Noi siamo fieri di portare il Tricolore e di rappresentare l’Italia che si muove per i propri cittadini. Avverto questa emozione ancora viva da quando, giovane pilota, operavo su aeroplani che effettuavano trasporti sanitari d’urgenza, volando in tutto il mondo, in soccorso di cittadini italiani in imminente pericolo di vita o comunque bisognosi di rientrare urgentemente in Patria per ricevere cure salvavita che altrimenti non avrebbero potuto ricevere.
D: Comandante sul tema del trasporto in bio-contenimento, ci può spiegare come viene effettuato e quali attrezzature sono a disposizione del 14° Stormo?
Col. Merola: La pandemia che ci ha colpito ha messo in luce questa capacità di nicchia della Difesa italiana gestita dall’Aeronautica Militare ed in particolare dall’Infermiera Principale di Pratica di Mare, che da anni, mette a disposizione dei team di professionisti del corpo sanitario aeronautico, proprio per garantire eventuali emergenze che richiedano il trattamento ed il trasporto per via aerea di pazienti in bio-contenimento. Sono team di medici e operatori sanitari specializzati e aviotrasportati, in stand-by, in allerta, qualora debbano intervenire ed imbarcarsi tempestivamente laddove il trasporto si rende necessario, e possono operare su molti velivoli ed elicotteri dell’Aeronautica Militare, tra cui anche i KC-767 del 14° Stormo.
Grazie anche alla preziosa sinergia con questi specialisti nel campo sanitario applicato al dominio aereo è stato possibile creare quelle soluzioni operative che hanno reso possibile realizzare in sicurezza i primi voli verso la Cina e poi condurne tanti altri proprio in bio-contenimento. In particolare, tutti ricorderanno il volo di Niccolò, il primo vero volo di questo tipo, in questa campagna aerea legata al Covid. Si trattava di un ragazzo di 17 anni che aveva presentato i sintomi febbrili e che per due volte era rimasto bloccato a Wuhan, proprio per le sue condizioni dubbie. E’ per questo che fu deciso di effettuare un volo in totale isolamento per rendere possibile il suo rientro in Patria, in sicurezza.
Su questa capacità la Difesa ha investito nei primi anni 2000, intuendone le potenzialità di utilizzo in campo militare, ma da subito è stato palese l’utilizzo al servizio della collettività. Si ricorderà il caso più eclatante del 2014, quando un medico di Emergency, in Sierra Leone, fu contagiato dal virus Ebola e rimpatriato in queste modalità proprio con un KC767 del 14° Stormo. In particolare, attraverso una speciale barella isolata dall’esterno, Aicraft Transport Isolator ATI, attraverso un involucro in PVC in ogni fase del volo e grazie ad appositi guanti attaccati a dei bracci consente all’infermiere, dall’esterno, completamente protetto, di intervenire sul paziente.
Tale capacità si è rivelata una vera e propria risorsa per il Paese. Nessuno poteva immaginare che sarebbe scoppiata una pandemia mondiale e l’importanza che avrebbe rivestito il bio-contenimento. Attraverso l’utilizzo anche di vettori come gli elicotteri HH101 e HH139A e gli aerei KC-767, C-130J e C-27J, è stato possibile, nella prima ondata della pandemia, alleggerire la pressione su alcune strutture sanitarie del nord molto provate, trasportando alcuni pazienti in terapia intensiva nelle strutture del centro-sud Italia colpito, in quel frangente, in maniera minore. Tra l’altro riusciamo ad essere molto capillari sul territorio, in quanto i team medici, gli infermieri e il personale sanitario dell’Infermeria Principale di Pratica di Mare ha istituito degli hub nazionali, con personale qualificato ed in prontezza, in vari aeroporti militari come Pisa e Cervia, sedi rispettivamente della 46ª Brigata Aerea e del 15° Stormo.
Così, ogni vettore con le sue peculiarità può espletare queste missioni al meglio ma credo sia importante sottolineare come tutte queste attività delicate ed altamente specializzate, non avverrebbero senza la volontà, la professionalità, la dedizione di persone che hanno messo le proprie passioni al servizio del Paese e le loro storie si intrecciano con quelle dei propri familiari che li sostengono soprattutto nei momenti difficili.
Potrei raccontare la storia del pilota che, senza specificare alla famiglia la meta del suo volo diretto a Wuhan, per evitare preoccupazioni, cosciente dei rischi connessi, si preparava un bagaglio d’emergenza qualora avesse dovuto affrontare una quarantena al rientro. Oppure il momento in cui i piloti più esperti non hanno esitato a offrirsi volontari per essere d’esempio verso i più giovani e tracciare la via per i voli successivi, che ancora verso oriente, hanno reso possibile un ponte aereo importantissimo per il Paese.
D: Comandante quello dell’Aeronautica Militare è stato un impegno a 360° nella prima fase dell’emergenza, In questo momento nella fase due il 14° Stormo è sempre in uno stato di allerta pronto ad intervenire?
Col. Merola: Assolutamente si, con i vettori a disposizione e gli equipaggi siamo sempre pronti, e non solo con il velivolo KC-767 ma anche con il più piccolo P-180 con il quale lo Stormo garantisce un servizio di prontezza per la Protezione Civile.
Inoltre, continuiamo ad affinare le nostre procedure e a migliorarci. Per esempio, se all’inizio di questa pandemia un KC-767 poteva trasportare fino a un massimo di 2 pazienti in bio-contenimento, oggi ne può trasportare fino a dieci contemporaneamente. Ciò è stato possibile grazie al prezioso lavoro del Reparto Sperimentale Volo, anch’esso con sede Pratica di Mare, che durante questo frangente ha certificato numerose nuove configurazioni di trasporto, per vari velivoli della Forza Armata.
Il 14° Stormo, come tutta l’Aeronautica Militare, rimane a disposizione delle esigenze del Paese, pronto a contribuire, per le peculiarità dei propri assetti, a movimentare medici e personale sanitario e laddove necessario, a supportare la distribuzione dei vaccini insieme alle altre FF.AA.
Le Forze Armate hanno tra i propri compiti istituzionali quello di intervenire a supporto della comunità con compiti specifici in condizioni straordinarie, è quindi nel nostro DNA fornire il nostro contributo laddove ci viene richiesto, anche per compiti non strettamente militari.
D: Comandante siamo qui sotto il KC-767, ci può descrivere quali sono le peculiarità dei velivoli in carico al 14° Stormo e le attività principali che svolgono?
Col. Merola: Fin dagli anni 70 il 14° Stormo possiede una duplice anima o missione, quella della guerra elettronica e quella delle radio misure, capacità rappresentate perfino dal nostro stemma raffigurante due aquile sovrapposte, una bianca e una nera, che rappresentano la natura dello Stormo, ovviamente, oggi, con qualche evoluzione. Con i velivoli P180, in coordinamento con ENAV e ENAC, garantiamo l’accuratezza e la certificazione delle radioassistenze degli aeroporti civili e militari italiani, quelle che rendono sicuri atterraggi e decolli ed il volo soprattutto in condizioni meteo avverse. L’anima della guerra elettronica, è invece, tradizionalmente capace di intervenire nello spettro elettromagnetico cercando di depotenziare, offuscare, jammare le radio assistenze o le emissioni elettromagnetiche di un possibile opponente. Oggi tale capacità è evoluta, nello Stormo, verso quella AEW, Airborne Early Warning, incarnata dal super tecnologico assetto di recente acquisizione: Il CAEW (Conformal Airborne Early Warning), che altro non è che un Gulfstream 550 modificato ed adattato per missioni appunto AEW.
Il 14° Stormo è uno stormo atipico, oggi sempre più al centro delle attività dell’Aeronautica Militare. La sfida è quella di esprimere capacità diverse attraverso operazioni di volo differenti, garantite da due gruppi di volo, l’8° ed il 71°, un Centro Addestramento Equipaggi, un Gruppo Efficienza Velivoli e un Centro Equipaggi di Missione, ovvero gli specialisti, gli operatori DAMI – Difesa Aerea Missilistica Integrata, che operano a bordo del CAEW. La sfida dal punto manutentivo è quella di operare su tre linee diverse e quindi di interfacciarsi con altrettante ditte come Piaggio, Boeing e Gulfstream, per fasare tutti gli impegni con l’attività manutentiva mentre, dal punto di vista operativo, la prova è quella di instaurare un corretto flusso di informazioni e priorità con i numerosi enti taskanti che si interfacciano con lo Stormo.
I velivoli KC-767, evoluzione più performante dei vecchi B-707, incarnano la capacità di Air to Air Refuelling, acquisita in Italia nei primi anni 2000 con i più vecchi B707. Attraverso il KC-767 il 14° Stormo è il maggior fornitore, nell’ambito dei trasporti e dei rifornimenti, dei nostri reparti operativi e per questo, è un ente profondamente inserito nel contesto operativo interforze e non solo, dato che il KC-767, così come il CAEW, partecipa alle maggiori operazioni della Difesa, nazionali ed internazionali.
Con il velivolo CAEW, l’Aeronautica Militare ha acquisito una contenuta ma importante capacità. Contenuta per il numero ancora limitato dei velivoli, importante perché la capacità in grado di esprimere è di estrema importanza strategica per l’Italia e per la NATO, e non si limita solamente a quella Early Warning, poiché il Sistema d’Arma CAEW è in grado di svolgere anche attività di intelligence, sorveglianza e ricognizione (non-traditional ISR).
Queste capacità sono state testate nelle esercitazioni nazionali, come la Joint Stars e nelle più importanti esercitazioni internazionali, tra cui la Red Flag, la più complessa esercitazione aerea al mondo che si svolge in USA, la Blue Flag che si svolge in Israele (paese che ha impiegato per primo il CAEW) e il TLP – Tactical Leadership Programme di Albacete, che è un vero e proprio programma di addestramento di alto livello per le qualifiche avanzate dei piloti della linea aerotattica in scenari complessi.
Il sistema di missione del CAEW è stato realizzato dalla ditta israeliana Elta che ha montato dei sistemi radar molto diversi da quelli che equipaggiano il più attempato ma più conosciuto velivolo AEW, ovvero l’ AWACS della NATO. Sul CAEW non troviamo il noto radar a forma di disco che ruota sul dorso del velivolo AWACS, ma abbiamo un radar phased array applicato sui lati del velivolo, con garantisce una copertura a 360° attraverso una tecnologia molto più avanzata. Basta pensare che viene gestito da un equipaggio formato da soli due piloti e da sei operatori, ovvero circa la metà dell’equipaggio previsto per il cugino in servizio presso la NATO.
Attraverso questo sistema siamo in grado di gestire il controllo tattico del Battle Management Airspace, quindi in sintesi, lo spazio aereo di un’operazione sia aerea che joint, ovvero interforze. L’assetto è un sensore avanzato per la catena di comando e controllo nazionale che oggi risiede presso il Comando delle Operazioni Aerospaziali a Poggio Renatico e che, se necessario, potrebbe essere rischierata anche lontano dai confini nazionali. E’ importante capire che questo Sistema d’arma lavora come un elemento di una rete, ma può anche diventare uno snodo avanzato di comando e controllo.
L’assetto sta svolgendo un ruolo fondamentale per l’integrazione tra aerei di quarta e quinta generazione. Stiamo lavorando per affinare l’interoperabilità tra F-35 ed Eurofighter, per esempio, che saranno compagni di lavoro per i prossimi 30 anni e ci rendiamo conto che il CAEW è fondamentale in questo processo. In uno scenario tipico il CAEW esprime tutta la propria capacità di rilevare e acquisire informazioni, fonderle e trasmetterle al decisore, incrementando la visione di tutti gli assetti che ha sotto il proprio controllo tattico.
Il valore aggiunto di impiegare un tale velivolo, soprattutto nelle operazioni Joint, risiede nella capacità di comunicare con diversi tipi di interlocutori appartenenti a tutti i domini: marittimo, aereo e terrestre, non solo attraverso l’inviluppo di volo sfruttando la terza dimensione per superare i limiti dell’orografia del terreno o quella della “Line of Sight” su cui si basano molti sistemi di comunicazione, ma abilitando le comunicazioni digitali anche Beyond Line of Sight, oltre la linea di vista, attraverso la connessione satellitare e un’ importante struttura a terra di reachback, per la diffusione selettiva dei segnali, garantendo l’efficacia delle comunicazioni ed del flusso informativo anche quando impiegato molto lontano da casa.
Il velivolo KC-767 mi piace definirlo un vero moltiplicatore di forze per l’Aeronautica Militare ma direi per tutta la Difesa, per l’innata considerevole capacità di trasporto strategico a lungo raggio e per la flessibilità di impiego che lo vede facilmente riconfigurabile in tre versioni: Full-Cargo, Combi o Full-Pax. A queste caratteristiche si aggiungono le capacità che abbiamo implementato di trasporto in bio-contenimento risultate indispensabili, soprattutto in questo delicato momento ed, unica, la capacità di rifornimento in volo.
Infine in linea al 14° Stormo, vantiamo anche la flotta di Piaggio P-180, di cui possediamo sia la versione trasporto, sia la versione radiomisure. Un assetto tutto italiano che rappresenta un’eccellenza mondiale nella categoria turboprop, che ha come punto di forza l’alta velocità per la sua categoria, i bassi consumi, una quota di tangenza pari a 41.000 piedi e un’autonomia di 2.500 km circa che gli permette di coprire gran parte dell’Europa e del nord Africa senza scalo.
La versione radiomisure, del P-180, attraverso una specifica “consolle” a bordo, permette di comparare in volo la posizione fornita al velivolo dagli ausili a terra, con la posizione reale del velivolo. Ciò consente di omologare e controllare periodicamente gli ausili alla navigazione, nonché di validare in volo nuove procedure, fornendo un servizio indispensabile per il settore aereo che viene svolto, come ho anticipato precedentemente, in stretto coordinamento con ENAV e ENAC.
D: Personale e macchine del 14° Stormo sono distaccati all’estero nell’ambito di operazioni fuori area cui l’Italia contribuisce militarmente. Comandante, dove possibile, può darci alcuni dettagli di queste operazioni?
Col. Merola: Da circa 6 anni l’Aeronautica Militare, con uomini e mezzi, contribuisce alla coalizione internazionale nell’ambito dell’Operazione Inherent Resolve, che ha l’obiettivo di neutralizzare la minaccia del Daesh… In particolare il 14° Stormo è inserito dal 2006 nella operazione con il Task Group Breus, così chiamato perché prende il nome dal simbolo del Cavaliere Breus dell’8° Gruppo. Con un velivolo KC-767 assicuriamo missioni di rifornimento in volo per gli assetti della coalizione, estendendone la loro permanenza in volo, moltiplicandone, di fatto, la loro efficacia operativa nella lotta contro il Daesh.
Proprio recentemente, il Task Group Breus ha celebrato il raggiungimento delle 7.000 ore di volo.
D: Comandante, per concludere, quali sono le prospettive future in termini di missioni, potenziamento di tutte queste capacità e potenziamento della flotta aeromobili dello Stormo?
Col. Merola: È una domanda molto attuale. Non ci aspettiamo cambiamenti imminenti per quanto concerne i compiti assegnati al 14° Stormo, ma rimaniamo pronti in ogni momento a fronteggiare nuove sfide, anche imprevedibili che potrebbero proporsi, così come è stato nel caso del COVID-19.
Per quanto riguarda i nostri assetti, è in discussione un potenziamento della flotta CAEW con l’implementazione di una piattaforma multi-missione multi-sensore e l’ammodernamento dei P-180 nella versione “EVO”.
Col. Merola è stato un piacere parlare con lei e a nome della redazione di Aviation Report la ringrazio per il tempo che ci ha dedicato.