Sembra diventata un’impresa quella di salvare Roma Metropolitane dal crac. Entro il 31 gennaio bisogna trovare 6 milioni di euro, approvare il bilancio, i piani di ristrutturazione e di riassetto e impostare il piano industriale e i contratti con i nuovi lavori. Naviga ancora in pessime acque la controllata che si occupa della progettazione e realizzazione delle linee metropolitane della Capitale. Intanto mentre il Comune rassicura che “non ci sarà alcun blocco sulle linee metro”, 135 lavoratori di Roma Metropolitane finiscono in cassa integrazione.
La sospensione/riduzione riguarda l’intero organico, esclusi i dirigenti, distribuiti in tutte le aree aziendali, tecniche e di staff e durerà per dodici settimane: sino al 23 aprile.
Un intervento del Fondo di Integrazione Salariale con richiesta della prestazione dell’assegno ordinario che Roma Metropolitane, in liquidazione, ha chiesto “per sospensione/riduzione dell’attività relativamente all’unità produttiva di via Tuscolana a causa delle conseguenze connesse al perdurare dell’emergenza sanitaria COVID-19, rese ancor più insostenibili per la gravissima situazione finanziaria in cui versa l’azienda” – si legge in una lettera del liquidatore di Roma Metropolitane, Andrea Mazzotto. Oggi in programma l’incontro tra i sindacati e il management di Roma Metropolitane.
“La nostra preoccupazione per la sostenibilità economica dell’azienda, che già alla fine di marzo potrebbe essere compromessa, aumenta. E’ arrivato il momento di comprendere quali siano i disegni per il futuro di Roma Metropolitane, e se questi disegni esistono: finora non abbiamo fatto altro che cercare soluzioni tampone, necessarie per i lavoratori, ma non risolutive. Pretendiamo di vedere una luce, di capire se ci sia o meno una strategia per questa azienda, che rischia la deriva: altrimenti – avvisano i sindacalisti Fit Cisl Luigi Benedetti, Danilo Lorenzi e Vincenzo Ceravolo – a farne le spese saranno troppi lavoratori, e l’intera città di Roma.”.