Riguardo la tanto dibattuta questione di Alessandro Messina, il ragazzo down fermato a Montecitorio dall’Arma, si esprime anche il Segretario Regionale del Lazio del Nuovo Sindacato Carabinieri, Gianluca Mancini, che fa pervenire alla redazione di RomaLife una lettera a cuore aperto: “Ci tengo a fare delle precisazioni in merito al fatto occorso al ragazzo speciale Messina Alessandro, mi piace chiamarlo cosi e non ragazzo affetto da trisomia2l: un ragazzo veramente speciale che mi ha colpito dritto al cuore, una sensibilità, un amore per la nostra benemerita Arma dei Carabinieri che sinceramente supera quella di tanti colleghi, me compreso”.
Continua Mancini: “Alessandro è un Carabiniere dentro, vive H24 con le mimetiche e le nostre uniformi, dentro la sua abitazione, la sua camera da letto è stata trasformata da lui stesso in un ufficio del comandante di stazione con tanto di fascicoli per archivio, uniformi meticolosamente ordinate, pulite e custodite nell’armadio, i vari gradi, mostrine, le foto sul muro con ufficiali Generali dell’Arma dei Carabinieri, dediche e apprezzamenti vari anche da alte cariche dello Stato.
Conosce reparti, gradi, qualifiche: una passione a 360 gradi; poi sono loro i disabili? Oppure siamo noi convinti di essere abili? Tra le persone speciali come Alessandro ci sono persone laureate, diplomate, che svolgono lavori e professioni meglio di tanti altri, Alessandro non ha avuto questa fortuna ma vive tutto ciò nel suo mondo e nel nostro mondo e, soprattutto, quando indossa la sua uniforme e vede un Carabiniere è felice. Ringrazio i Genitori, Mauro e Cinzia, persone semplici, ospitali, garbate e rispettose, Mauro è un collega della Guardia di Finanza in congedo e nutre massimo rispetto per l’Arma come la Signora Cinzia”.
“Voglio precisare – afferma Mancini – e far notare alle sporadiche manifestazioni di alcune persone che nell’articolo precedentemente pubblicato dalla redazione di RomaLife, ove leggono a modo loro che io abbia offeso e attaccato i miei colleghi Carabinieri, che il sottoscritto difende sia in servizio presenziando quale Militare Difensore nei procedimenti disciplinari di Corpo i colleghi incolpati in procedure disciplinari, ottenendo anche buoni risultati con il massimo impegno. Inoltre, da Dirigente Sindacale, il sottoscritto si impegna oltre che nell’assistenza di tutela disciplinare, a sostenere, supportare, dare soccorso e prossimità a colleghi in difficoltà, lo dimostrano le tante telefonate ricevute, i tanti colleghi aiutati. Non da meno con spostamenti logistici fatti a proprie spese, libero dal servizio e senza permessi sindacali, in attesa che il potere legislativo ci dia una legge adeguata per svolgere tale attività sindacale garantita da una sentenza 120/18 della Corte Costituzionale e dall’Art. 39 della Costituzione, togliendo tempo prezioso alla mia persona e alla mia famiglia, mettendoci la faccia in confronto di altri che criticano, fanno teoremi e poi quando devono impegnarsi si tirano indietro”.
“Un nostro Segretario è stato contattato dal Papà di Alessandro che sia sull’articolo di giornale che al dirigente sindacale ha riferito delle uniformi donate dall’Arma e poi tolte a suo figlio, mostrando sgomento e delusione precisando che lo stesso nutre rispetto per l’Istituzione dei Carabinieri ma si sarebbe aspettato un trattamento diverso senza accusare i colleghi di abuso, maltrattamenti, azioni arbitrarie, illegali o illegittime.
Un plauso e un apprezzamento va alla Nostra Benemerita Arma Dei Carabinieri che oltre a fare visita ad Alessandro e donarle dei gadget le ha restituito le uniformi trattenuti per accertamenti, capi donati precedentemente dai Carabinieri, grande gesto di sensibilità e umanità. Questa Segreteria ha intenzione di incontrare i militari Arma operanti, per esprimere a loro stessi che il Sindacato non è contro di loro, anzi li tutela ma raccoglie anche la sensibilità e l’amore di un Padre nei confronti di un figlio che ama essere un Carabiniere”, conclude Mancini.