Anche se di lui sembravano essersi perse le tracce, Tufello è sempre stata la sua zona. Ed invece l’ex banda della Magliana Roberto Fittirillo, detto Robertino, non aveva mai rescisso le radici criminali.
Roberto Fittirillo, 66 anni, entrò a far parte della Banda come sicario e con compiti di controllo dello spaccio delle sostanze stupefacenti nelle zone del Tufello e dell’Alberone.
Arrestato una prima volta nel 1992 con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti e poi una seconda volta nel 1993 a seguito dell’Operazione Colosseo che, grazie alle rivelazioni dei pentiti decapitò l’intera Banda, Fittirillo rimase in carcere per un solo anno. Da allora non è più tornato tra le sbarre.
Nell’ultimo processo alla Banda, iniziato il 13 giugno 2007, venne chiamato a rispondere per cinque omicidi avvenuti fra l’81 e l’83. La sentenza della Corte di Assise di Roma del 12 ottobre 2007 decretò la sua assoluzione per prescrizione in ragione del “tempo trascorso dalla loro commissione” e per il “comportamento irreprensibile” tenuto dall’imputato. Per Roberto Fittirillo la prescrizione, quindi, “è stata dichiarata anche perché negli ultimi 24 anni non ha commesso reati”, come emerge dalle cronache dell’epoca.
Dopo quei fatti il suo nome sembrava sparito dalle mappe della criminalità di Roma. Così, però, non è stato.
“Il pm ha tratteggiato compiutamente la figura di Fittirillo rimarcando i suoi trascorsi come appartenente alla Banda della Magliana e riportando le dichiarazioni di collaboratori già confluite in un verbale di precedenti procedimenti. Ne risulta – si sottolinea nell’ordinanza – un profilo criminale di alto livello e di innegabile pericolosità. Si può affermare che la vita degli associati ruota intorno al traffico di stupefacenti, unica fonte di sostentamento economico e ambito in cui hanno raggiunto un elevato grado di professionalità, potendo contare su continue e costanti richieste di partite di droga provenienti da un nutrito numero di narcotrafficanti stanziati nella città di Roma e dato importante senza confini e limiti territoriali di quartiere o area di influenza”, si spiega nell’ordinanza firmata dal Gip di Roma Angela Gerardi.
Fittirillo aveva messo in piedi un giro di droga capace di vendere, in pochi mesi, 120 chili di cocaina: per un valore stimato “al dettaglio” di oltre 5 milioni di euro. Robertino, quindi secondo gli inquirenti sempre boss del Tufello, era in affari anche con Fabrizio Fabietti, braccio destro di Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik’, capo ultrà della Lazio assassinato il 9 agosto 2019 poco dopo la conclusione delle indagini sull’operazione Grande Raccordo Criminale, che poche settimane dopo avrebbe portato in carcere proprio Fabietti.
Le indagini ricostruiscono chiaramente il funzionamento del sodalizio. Sono i Fittirillo (Robertino, il padre, e il figlio) a vendere la cocaina a Fabietti e soci. La figura di Robertino fu ben descritta, all’inizio degli anni ’90, dal super pentito della Banda, Maurizio Abbatino detto ‘Crispino’, ‘Il Freddo’ di Romanzo Criminale che nella sua deposizione del 25 novembre 1992 al pm Otello Lupacchini posizionava Fittirillo come punto di riferimento del Tufello.
E proprio il Tufello, secondo le indagini della Finanza, era ormai un supermarket della cocaina. “La pericolosità degli indagati si salda con i rispettivi profili personali e criminali, essa non è esclusa, nel caso degli incensurati, dal dato formale dell’assenza di condanne proprio per la assoluta gravità della vicenda delittuosa, peraltro suggestiva dell’esistenza di collegamenti con le associazioni anche internazionale dedite al traffico di stupefacenti”, scrive il gip di Roma Angela Gerardi nell’ordinanza. Dalle carte emerge inoltre “l’ostinazione dimostrata nel proseguimento dell’attività delittuosa nonostante gli arresti effettuati dalle forze dell’ordine”.
Strutturati, ben organizzati, con i contatti giusti e sprezzanti: ecco chi era il gruppo di Robertino.