Hanno tra i 23 ed i 36 anni i quattro “trapper” (cantanti n.d.r.) autori di due violente e brutali aggressioni. Tutti esperti di arti marziali e pugilato, sono stati accusati dei reati di sequestro di persona, violenza privata, discriminazione razziale, etnica e religiosa. A tradire gli indagati, i video delle violenze pubblicati sulla nota piattaforma Youtube, a ostentazione della brutalità con la quale le vittime sono state ripetutamente colpite fino a subire serie lesioni personali.
Il primo episodio, che risale al 7 marzo 2020, si consuma nella cornice del mondo “trapper”. Mancano pochi minuti alla mezzanotte quando il “branco” irrompe in uno studio di registrazione musicale dove altri “trapper” erano intenti a suonare, dando il via alla violenza cieca. I quattro, impedendo fisicamente ogni via di fuga, hanno colpito senza alcuno scrupolo le vittime, “avvalendosi” delle tecniche di arti marziali e pugilato. Durante l’aggressione, le vittime, sanguinanti sono state costrette a restare in ginocchio e con lo sguardo rivolto in basso, a sottolinearne la “sottomissione” agli aggressori. Le violenze si sono protratte per almeno un’ora, fino a quando i quattro si sono allontanati dalla sala di registrazione.
A tingersi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, è poi la seconda azione, accertata ad aprile, allorché i quattro, in strada, si scagliano improvvisamente e senza alcun motivo su un passante, un cittadino di origini extracomunitarie, anche in questo caso mandando in scena un copione di violenza brutale che lascia a terra la vittima, priva di sensi. Ad aggravare le immagini, commenti che documentano l’oltraggio al benché minimo sentimento di umanità per la vittima, che viene “sbeffeggiata” con la frase “questo è un uomo”, quasi a svilirne la dignità anche come vittima di violenza.