Dopo il presidente Paolo Simioni, un altro dirigente di Atac lascia la partecipata dei trasporti, sempre in direzione Enav. Stavolta con le valigie è Cristiano Ceresatto, classe 1982, manager con esperienza nel settore dell’internal auditing e degli organismi di vigilanza. A stretto contatto con Simioni, Ceresatto ha traghettato Atac verso il concordato, evitando alla società del Campidoglio la bancarotta.
La lettera:
“7 settembre 2018, arrivato da pochissimi giorni alla Direzione del Personale, scrivo una lettera ai responsabili per invitare tutto il personale operativo “all’uso del vestiario uniforme fornito in dotazione dall’Azienda, ai sensi dell’art. 2 All. A al Regio Decreto 148 del’8 gennaio 1931”. E giù sfottò, giornali, polemiche: benvenuto Direttò! Battesimo di fuoco, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
14 ottobre 2020, sarà il mio ultimo giorno da Direttore del Personale, ultimo giorno in Atac. Magone che sale già prendendo la penna per salutarvi.
Emozioni forti, esperienza che resterà dentro per sempre. Ho conosciuto tante belle persone, mille storie diverse, ricevuto tantissimo da ogni incontro. Vi chiedo scusa, avrei dovuto passare più tempo negli stabilimenti, non ce l’ho fatta. Vi garantisco di aver dato tutto il mio impegno, a volte nella direzione giusta, a volte si poteva fare di meglio, il tempo sarà la giusta bilancia di questi anni insieme.
Siamo persone anche in questo, ognuno è individuo, ognuno è azienda, ce lo siamo detti nelle occasioni di incontro che abbiamo avuto. Un’azienda di trasporto pubblico funziona solo se è in grado di curarsi delle persone – colleghi o passeggeri che essi siano -, le rispetta e ne assorbe l’energia che muove la Città. Quando ci chiameremo per nome e non per matricola, quando avremo superato Metro e Trambus, quando basterà una domanda per ricevere una risposta, sarà completato quel percorso che abbiamo avviato. Chi mi ha vissuto più da vicino sa che ho abolito l’idea che “non si può fare” perché davvero, anche in Atac, “si può e si deve fare”.
E’ un’azienda grandissima, fuori dal comune, che richiede fatica doppia e regala doppia soddisfazione. Per superare gli ostacoli ci vuole un po’ di impegno in più, a volte ce li creiamo da soli per darci l’importanza di risolverli. Per vincere servono obiettivi chiari, testa rivolta a domani e non a ieri, energia concentrata sul risultato, nessuno spazio per i condizionamenti, giocando in una squadra in cui “Noi” viene prima di “Io”. Se ci abituiamo a vincere, a raccontarci le storie positive ogni giorno, a credere che sappiamo fare le cose, metà percorso è fatto.
Assunzioni, sviluppi, trasferimenti e incentivi, durezza contro i furbi, ma anche flessibilità e smart working vanno tutti nella stessa direzione: migliorare la vita delle persone serie che meritano di portare questa divisa e servire la Capitale d’Italia. Servono anche gli eventi e lo sport – per me sì – e quanto abbiamo faticato ad organizzarli, per abbattere le barriere e sentirci più squadra, tornare ad essere una famiglia.
Quanto sarà passata la pandemia, appena sarà possibile, riportate i figli in azienda, vi renderanno fieri del vostro lavoro. Ad alcuni progetti va dato seguito, altri sono in divenire, ma sono riposti nei cassetti delle persone giuste, non disperdeteli. I ringraziamenti occuperebbero più di una pagina, evito.
A chiunque sogni un’azienda “normale”; a chiunque mi abbia aiutato a pensare con la testa accesa; ai tanti “No” che ci abbiamo trasformato in “Sì”.
A chi ogni giorno ha sorriso e sorriderà perché, guardando indietro, è stato bellissimo. GRAZIE, COL CUORE, A OGNUNO DI NOI.
Cristiano Ceresatto
Ps. Stanno cucendo il nuovo “vestiario uniforme”, arriverà come la primavera, siate orgogliosi, dategli luce.