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UrloTifoso: “Con la Juve vinci solo se tutto gira bene. Ora pensiamo alla Champions e ad arrivare sopra ai cugini campioni d’estate”

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Continua la nuova rubrica sportiva all’interno di RomaLife. Diamo spazio ai tifosi delle squadre più amate: la Lazio e la Roma. Grazie alla loro passione, dopo ogni partita, ci caleremo nell’analisi della gara e del momento. Per la Lazio si occupa della rubrica Fabrizio Moscato, tifosissimo biancoceleste, giornalista e operatore culturale. Vi ritrovate nell’analisi del nostro amico-redattore-tifoso? Il giorno successivo ad ogni match, troverete sulle nostre pagine, la rubrica che mira ad essere un appuntamento fisso, un momento d’incontro a tinte biancocelesti e perché no un sano sfottò. Cosa aspettate? Buona lettura. Leggi Juve – Lazio 2-1

(di Fabrizio Moscato) A marzo sognavo questa partita: lo stadio pieno, la tensione in settimana, la Lazio spavalda e la Juventus vogliosa di vendicare le due batoste subite. Immaginavo la paura di perdere, perché avrebbe significato perdere tantissimo.

Invece questa partita non somiglia nemmeno a quella che sarebbe dovuta essere: il distacco fra le due squadre la rende ormai uno scontro scudetto solo per chi deve vendere i giornali e non si rassegna all’idea che la Juventus questo scudetto lo ha vinto da un pezzo, ma anche la Lazio che va in campo non è la stessa che avrebbe dovuto giocare questa partita. Letteralmente: non parlo di stato d’animo, ma proprio di componenti della squadra: senza i titolari Correa, Lulic, Leiva, Luis Aberto e Radu, e i loro principali rincalzi Marusic, Jony e Patric, la Lazio è costretta a schierare dall’inizio Duvan Anderson, che prima della sospensione era l’unico a sapere di essere un giocatore della Lazio, e in corso d’opera Adekanye, Raul Moro, Falbo e André Anderson, che prima della pausa era l’unico a sapere che nella Lazio gli Anderson sono due, e nessuno dei due è forte come Felipe.

A casa dei più forti, in queste condizioni, mi aspettavo una goleada. Invece la Lazio tiene, rischia di cadere ma graffia, con Immobile che prende un palo e ci ricorda di essere il capocannoniere. Il primo tempo si chiude in parità, ma queste partite le porti a casa solo se tutto gira bene. Invece puoi contrastare un avversario nettamente più forte ma non puoi far nulla contro il destino: lo stesso pallone che si ferma sul palo della porta bianconera, finisce fortuitamente sul braccio di Bastos, il Var dice in area, (giusto per ribadire il potere di Lotito, tirato in ballo mentre ci giocavamo lo scudetto con una squadra appartenente ad una multinazionale che muove una decina di volte il fatturato della rivale): rigore, gol di Ronaldo e partita virtualmente finita. Poi Luiz Felipe decide di alzare il coefficiente di difficoltà e regala a Dybala e Ronaldo un contropiede che chiude i conti e fa del portoghese il nuovo capocannoniere della serie A.

Ma la Lazio che fisicamente sembrava solida come un savoiardo nel the, stavolta non molla: reagisce e trova ancora un guizzo di Ciro (che nostalgia che ne avevamo!), atterrato da Bonucci: Immobile insacca il rigore e sembra dire “scusate ma capocannoniere sono anche io”.

Il finale dice tutto su questo campionato: una banda di riserve, ragazzini ed esordienti in A, mette in apprensione Sarri, costringendo Szczęsny a fare due belle parate e me a cercare come si scrive il suo nome su Google per citarlo, e portando al cambio di Dybala per Rugani, una punta che esce per un difensore, con la Juve che finisce coprendosi, perdendo tempo e invocando il fischio finale.

Alla Lazio resta il compito di raccogliere i punti necessari a staccare il pass per la Champion’s League, non subendo il ritorno della Roma, prevedibile essendo loro da quarant’anni la squadra che vince lo scudetto in estate. Per quanto riguarda il campionato vincerà la più forte, ma la Lazio avrebbe potuto batterla.

Non è uno scudetto, ma è una consapevolezza che può valere tanto, se chi di dovere inizia a lavorarci.

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