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“Se fossi americano voterei chi ha messo realmente le ali agli Stati Uniti”

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di Andrea Di GiacomoSiamo ormai vicini alle nuove elezioni presidenziali degli Stati Uniti D’America e non si possono descrivere situazioni future certe ma è opportuno analizzare in modo molto rapido delle gocce in un oceano di fattori certamente positivi messe in atto dall’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno registrato una crescita netta globale che comprende ogni ceto sociale, dati macroscopici e un’insieme di agevolazioni che sono le fondamenta di un corretto governo. La disoccupazione era sui minimi storici, i salari aumentavano e gli indici di borsa erano sui massimi. L’attuale Presidente a causa di superficialità, invidie e mancanza di riflessione viene criticato eccessivamente pur avendo commesso certamente degli errori con atteggiamenti e modi troppo poco diplomatici. Stiamo parlando però del Presidente degli Stati Uniti che deve mantenere le promesse ad una Nazione che l’ha democraticamente eletto. La sua vittoria è avvenuta su un insieme di progetti che ha poi messo in pratica agevolando i suoi elettori e ogni cittadino statunitense.

Essendo sempre pronti ad analizzare i fattori negativi si dimentica di approfondire situazioni estremamente positive come una corretta riforma fiscale, che ha permesso un’espansione creando posti di lavoro ed evitando delocalizzazioni, oltre un insieme di altri noti fattori portati dalle diminuzioni delle imposte. Un aiuto fiscale è sempre una benzina per il motore economico. Nel caso invece della deregulation ha portato una crescita nel settore energetico a livello mondiale e la si potrebbe tradurre come un alleggerimento della burocrazia. La burocrazia anche nella nostra nazione è una palla al piede che rallenta crescita e sviluppo. La deregulation presenta alcune problematiche ma risolvibili con adeguate politiche di tipo ambientale.

La situazione dei dazi ha creato molteplici malumori e tensioni ma è stata un’ulteriore spinta per l’economia vista più a lungo termine. I prodotti importati dalla Cina siamo noi i primi a vederli giustamente con scetticismo. I dazi quindi imposti dalla Casa Bianca permettono di valorizzare ed apprezzare ciò che viene prodotto in America piuttosto che in Asia e quindi nascita e crescita di aziende all’interno del continente americano. Anche società statunitensi che hanno spostato la produzione in Cina si sono rese conto dell’errore commesso.

 

I prodotti importati dall’Asia nei tempi passati hanno contribuito nel creare disequilibri e una mancanza di crescita globale in un’economia mal incentivata come nel caso degli Stati Uniti. Il predecessore Obama non ha avuto la capacità di aiutare la nazione pur essendo visto continuamente come una specie di oracolo ma poi non si è rivelato come tale. Le sue incapacità collegate alla politica estera e alla mancanza di incentivi allo sviluppo hanno tirato avanti senza restituire alla nazione le adeguate agevolazioni che meritavano. Pur firmandone il mandato, Obama non ha poi mai messo in atto la chiusura di Guantanamo che per la sua nomina era un cavallo di battaglia.

E’ bene ricordare che Il Premio Nobel per la Pace ha bombardato più di 5 Paesi, ha rafforzato lo Stato Islamico e ha causato conflitti militari. Sotto Obama ha preso forma l’Isis, c’è stato il via libera alla guerra in Libia con un aggravamento della crisi nello Yemen oltre destabilizzazioni delle primavere arabe e tensioni con la Russia giungendo ad una Guerra Fredda che ha poi portato alla Rivoluzione Ucraina e ad una guerra civile creando instabilità all’Europa Orientale. Entrando un po’ nello specifico si può assistere ad un Obama che alla fine del secondo mandato ha creato rapporti con favoritismi fra poteri per tutelare la sua fuoriuscita dal suo ruolo di Presidente degli Stati Uniti. Non sono razzista ma va specificato che la maggior parte di morti afroamericani è avvenuta fra loro conflitti e non su ingiuste esecuzioni di bianchi su padri di famiglia di colore.

 

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