Si aggiungono elementi importanti nella vicenda legata all’uccisione di Mario Cerciello Rega. Sotto processo per l’uccisione del militare ci sono Finnegan Elder Lee e Gabriel Natale Hjort. E proprio Elder Lee, in una intercettazione in cui parla al suo legale e al padre, in inglese, riferisce alcuni dettagli.
Si parla inizialmente del 26 luglio del 2019: “Vediamo due poliziotti che si avvicinano – afferma – di nascosto da dietro e il tizio grosso mi placca, quello più piccolo raggiunge il mio amico” e che “non hanno mai mostrato nulla, non hanno detto nulla”. Poi un risvolto sul fermo dell’americano: “Mi hanno menato di brutto […] alla stazione e mi hanno detto che mi avrebbero dato quarant’anni se non gli davo la password del mio telefono, e quindi, non so se (in qualche modo hanno trovato/hanno fatto in modo di trovare) foto qualcosa contro di me lì dentro”; “mi hanno dato calci, pugni, mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso”.
Poi si parla della notte in cui Cerciello viene ucciso: “Noi eravamo rivolti verso l’altra direzione – dice lo statunitense – e loro stavano, avvicinandosi di soppiatto per arrivare dietro di noi e poi mi sono girato e l’ho visto tipo a un metro da me e poi mi ha placcato. Siamo andati giù e lui mi è salito sopra e mi ha dato qualche pugno e poi ha iniziato a strangolarmi ed ecco perché ho tirato fuori il mio coltello. L’ho accoltellato tipo, due volte nella pancia e quello non ha aiutato molto perché sembrava solo restare qui e quindi ho semplicemente continuato a pugnalare e poi una volta che ha smesso, una volta che mi ha lasciato il collo me lo sono buttato via di dosso e son scappato”.
Secondo quante emerge, Elder Lee ripudia l’Italia: “Non voglio imparare l’italiano, sono così stanco di sentire l’italiano, lo odio, se mai tornerò negli Stati Uniti, e la gente mi fa ‘ooh la cultura italiana, la lingua italiana, che bellezza’ io dirò [quella merda?] è disgustoso fa schifo non voglio mai più sentire l’italiano, mai più”.
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