Inauguriamo oggi una nuova rubrica sportiva all’interno di RomaLife. Diamo spazio ai tifosi delle squadre più amate: la Lazio e la Roma. Grazie alla loro passione, dopo ogni partita, ci caleremo nell’analisi della gara e del momento. Per la Lazio si occupa della rubrica Fabrizio Moscato, tifosissimo biancoceleste e appassionato di lettura e scrittura. Vi ritrovate nell’analisi del nostro amico-redattore-tifoso? Il giorno successivo ad ogni match, troverete sulle nostre pagine, la rubrica che mira ad essere un appuntamento fisso, un momento d’incontro a tinte biancocelesti e perché no un sano sfottò. Cosa aspettate? Buona lettura. LEGGI: Atalanta-Lazio 3-2
(di Fabrizio Moscato) Dove eravamo rimasti? La Lazio di febbraio volava, tallonava la Juventus dei supercampioni, divertiva, incantava col bel gioco e sembrava pure fortunata. Un peccato interrompere una corsa così, la Lazio è stata la prima a fermarsi e l’ultima a riprendere, e io per tre mesi ho avuto quella Lazio negli occhi senza sapere se l’avrei ritrovata. Lo faccio in una sera di giugno, in un tempo strano per il calcio, in cui di solito si tifa la nazionale (in questa data fummo eliminati nei due precedenti mondiali che siamo riusciti a disputare), mica la Lazio.
E lo faccio guardando uno stadio deserto: è calcio questo, questa è quella Lazio là che mi ricordavo? E io sono ancora quel tifoso là, sempre felice di vederla? Mentre me lo domando Ciro Immobile cicca una palla in area: no, lui non può essere lo stesso. Ancora due giri d’orologio e Luis Alberto sbaglia un’apertura calciando in tribuna: ma che calcio è? Questo non è lo stesso Mago che ricordavo, inizio a pensare.
Ancora un’azione, Strakosha regala la palla a Zapata che la butta fuori! E questa è la difesa arcigna che ricordavo? Ma vale la pena riprendere il campionato per un calcio così?
Poi non faccio in tempo a stappare la prima birra della serata che Lazzari al quinto minuto parte sulla fascia, vola come un angelo, la mette in mezzo: Gol! Un atalantino si segna da solo, forse davvero è l’anno buono, non è cambiato niente! E per mezz’ora grande calcio, scambi, triangolazioni, lo splendido raddoppio del Sergente, Lazio padrona del campo e io a domandarmi da quanto non vedo una squadra così. Due a zero e io che guardo il cronometro per vedere quanto manca: ottanta minuti, ma spero lo stesso che comincino a perdere tempo ed esulto a ogni fallo laterale, io non sono per nulla cambiato. Poi entra in campo anche l’Atalanta e colpo su colpo fisicamente ci sovrasta e ribalta la partita. La Lazio perde, e io non mi ricordo nemmeno l’ultima volta in cui era successo, a settembre, con l’Inter, probabilmente portavo la stessa t-shirt di oggi, mi toccherà bruciarla.
Alla fine il calcio è tornato, la Lazio pure, e all’inizio ho l’amaro in bocca. Un po’ come quando rivedi dopo anni la ragazza che ti piaceva al liceo ma cavolo, non è più bella come un tempo! Poi però ne guardi i colori, i movimenti, ne ricordi la storia e ci ripensi: sei contento di rivederla, che sia ancora lì. Perché bella o meno non puoi farne a meno di lei, della Lazio. E non fa niente se la Juventus di Cristiano Ronaldo è più lontana: la Lazio è qui, io pure, ci ritroviamo dopo un sacco di tempo, ci finiamo la birra insieme e e nel riconoscerci ci diciamo che niente può andare storto. Bentornato calcio, bentornata Lazio mia! (La prossima però facciamo che la vinci eh?)
Foto: sito web Atalanta ©