Ci si prepara alle barricate al Tiburtino III, nella periferia est di Roma, qui i residenti aiutati dai comitati cittadini della zona rivolgono un appello all’autorità: “Se non intervengono ci faremo sentire”.
La zona è la stessa in cui tre anni fa scoppiò la rivolta, perché i residenti denunciavano un senso di insicurezza legato alla presenza dei migranti, rivendicando al contempo i luoghi di aggregazione per la borgata, una battaglia vinta dai cittadini di zona che hanno ottenuto la chiusura di uno Sprar e, l’anno successivo, del presidio umanitario gestito dalla Croce Rossa.
Oggi la rivolta potrebbe però ripetersi, infatti, dopo la chiusura dei due presidi umanitari, la palazzina di via del Frantoio, la via che costeggia il parco del Tiburtino III, è rimasta inutilizzata anche se sarebbe dovuta diventare uno spazio di aggregazione culturale aperto ai cittadini: il progetto è rimasto sospeso e il complesso è diventato la preda facile dei tanti disperati che gravitano nella zona.
Il presidente dell’Associazione Tiburtino III, Marco Continisio, racconta, dopo un sopralluogo, di aver visto con i propri occhi “gruppetti di africani, carichi di buste e borsoni, che attraversavano la recinzione da un foro creato dietro alcuni alberi”. E aggiunge che “A distanza di anni dalla chiusura dei presidi umanitari, nonostante le promesse di riqualifica e messa al bando, da parte del presidente del IV Municipio Roberta Della Casa, i locali sono rimasti abbandonati e lasciati al degrado più totale”.
Continisio si dice per giunta molto preoccupato per la situazione delicata in cui l’Italia si trova in questo momento, e con essa anche i residenti del quartiere: “In piena emergenza sanitaria, di certo i residenti non possono tollerare nuovamente l’arrivo di persone non identificate nel quartiere, e il clima sembra già essersi infuocato”.
Ci si aspetta dunque che esplodano, nei prossimi giorni, nuove proteste al IV Municipio se sulla situazione non dovessero intervenire le autorità competenti.
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