La pneumologa Loreta Di Michele, affidata al reparto Covid-19 dell’ospedale San Camillo di Roma, avverte: “Non sarà possibile tornare subito alla vita di prima nella fase 2, la lotta al coronavirus non è affatto finita. Abbiamo più conoscenze ed è stato capito quale sia l’arma che indebolisce l’infezione: l’isolamento sociale. Confermo che c’è un alleggerimento nelle strutture ospedaliere e il fatto che ci siano meno ricoveri e persone in terapia intensiva ci dice che le persone vanno seguite a casa e per questo fondamentali saranno i medici di famiglia e del territorio che dovranno essere messi nelle condizioni migliori per lavorare”.
La dottoressa ha poi aggiunto che “È un momento importante per far decollare la telemedicina, il controllo a distanza. Individuare subito i campanelli d’allarme più importanti, che sono tre principalmente: saturazione di ossigeno, frequenza respiratoria e presenza di febbre. Molti pazienti non hanno l’affanno pur avendo polmoniti devastanti, questo accade perché l’infezione polmonare è di tipo interstiziale”.
La Di Michele ha poi parlato di mascherine e guanti in lattice. “Le mascherine Ffp2 e Ffp3 proteggono l’individuo che le indossa, sono consigliate per un infermiere che sicuramente assiste un malato di Covid-19. Con quel tipo di protezione ci si protegge dagli altri, ma si possono infettare le altre persone. Le mascherine sanitarie fanno invece una barriera del tuo espirato e se tutti le indossassero avremmo molti meno contagi. Sui guanti in lattice invece andrei più piano. Indossare i guanti di plastica può andar bene, a patto che li si cambi ogni volta che si esce. Non si possono indossare gli stessi guanti da mattina a sera. Quindi non lo trovo congruo come consiglio, molto meglio lavarsi le mani con il gel che andrebbe esposto fuori a tutti gli esercizi commerciali”.
La dottoressa ha continuato spiegando che “Il coronavirus colpisce tutti: giovani e anziani, e può essere letale soprattutto per chi ha altre patologie che, a causa dell’infezione, vengono scompensate. Ad oggi l’unica certezza viene dai tamponi, anche se alle volte a complicare il tutto ci sono anche i falsi negativi. Il vero tampone è quello naso-faringeo, perché quello alle sole cavità nasali non sono sempre risolutivi. In un Paese come il nostro è poi impensabile che di fronte a un problema come questo le Regioni abbiano potere decisionale autonomo. Non dimentichiamoci che il problema è stato quello di non identificare i portatori asintomatici e metterli in isolamento, sarebbe stato importante”.